Come nasce un libro? Di solito è il risultato di un percorso affascinante e variegato, ma quando il libro è scritto a più mani e da persone che nemmeno si conoscono tra loro, la trama diventa ancora più intrigante. L’idea di questo e-book, nasce a conclusione della giornata VT Lab, un pomeriggio dedicato a riflettere sul ruolo e le caratteristiche della comunicazione enogastronomica organizzato da Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano i prodotti del territorio, per fotografare lo stato dell’arte con alcuni dei più importanti esponenti nazionali del settore. Dal convegno è partita l’idea di un contest che parlasse del territorio attraverso il racconto di un piatto, un modo diverso per raccontare la Toscana, dunque, non una mera raccolta di ricette. Per raccogliere i racconti, giunti anche dall’estero, è stato allestito anche il sito www.storiedipiatti.it e i più interessanti sono confluiti in questo ebook che si caratterizza per l’eterogeneità delle storie: alcune sono delle ricerche storiche, altre racconti inventati, molte sono ricordi dell’infanzia e proprio la molteplicità delle sfaccettature costituisce la ricchezza di questa piccola pubblicazione, una raccolta di diversi punti di vista che hanno come comune denominatore la Toscana e la sua tavola.
La raccolta “custodisce” modi di dire desueti, alcune espressioni dialettali che si stanno perdendo e ricordi del periodo di guerra oppure del semplice vissuto personale che in tempi passati si sarebbero affidati alle pagine di un diario, un patrimonio che è una testimonianza preziosa.
“Anche questo – ha detto l’Assessore regionale alle Attività produttive e al Turismo Stefano Ciuoffo presentando l’e-book – è un modo per promuovere la Toscana, terra conosciuta e apprezzata per la sua identità che si rispecchia inequivocabilmente anche nella sua tradizione enogastronomica. Leggendo queste storie si riesce a comprendere molto bene uno spaccato della nostra storia, della nostra cultura. Non un libro di cucina dunque ma spaccati di vita vissuta per favorire l’incontro fra il lettore e i nostri territori. Pagine che fanno comprendere come l’alimentazione toscana sia di derivazione per lo più povera ma che nella loro semplicità hanno dato vita a piatti che diventano oggi emblema della cultura italiana nel mondo. Il cibo in questo contesto diventa strumento come fosse un biglietto da visita, da cui i turisti sono attratti, fattore essenziale di quel ‘buon vivere toscano’, apprezzato nel mondo”
Alcune curiosità che emergono tra le righe: il piatto in assoluto più legato al ricordo è la panzanella, a cui sono state dedicati ben 7 racconti seguito dalla minestra di pane. Il personaggio più citato è la figura della nonna, protagonista di gran parte dei racconti. Altre parole chiave sono semplicità, famiglia e povertà. Di questi 50 racconti alcuni ci sembrano meritevoli di una particolare menzione, eccoli in ordine di data di ricezione: La ciaccia coi ciccioli di Lilia Sartucci, I ciaffagnoni mancianesi di Nino Costa, La cena di nonna Linda di Elisabetta Baglioni, I fagioli all'ucelletta di Margherita di Carlo, ‘mbratta musi’ o granetti di Gigliola Sciarpena, Maccheroni con le noci di Carla Giustacori, La Stiacciata di Paola Oldani, La minestra di pane di Maria Luisa Trapanotto, La scottiglia medievale di Marco Tenerini, Il brustico e il suo lago di Alice del Re, La frittata trippata di Elina di Stefano Tesi, L'uovo sbattuto di Laura Cosci, Ribollita toscana di Lucia Coppola, La Panzanella secondo la nonna di Elena Andreini, L’ottimismo della schiacciata alla fiorentina di Lorenza di Elisa Gentilini.
Alcune di queste ricette saranno protagoniste di serate in cui verranno cucinate dai “Ragazzi di Sipario”, alla presenza degli autori. In queste occasioni, a partire dal racconto, il cibo tornerà sulla tavola, all’insegna della convivialità e della solidarietà. Da un ingrediente, un luogo, un piatto, una persona, si dipanano storie sempre diverse e affascinanti, alcune affrontate con un taglio storico, altre da un punto di vista intimistico, altre ancora come se facessero parte di un libro di memorie, ma ognuna a modo suo ci parla di una terra ricca di sfaccettature in cui si intrecciano storie personali, paesaggi, prodotti, tradizioni e da cui emerge, parola dopo parola, l’identità della Toscana. Non semplici ricette, ma testimonianze di storie individuali che rischiavano di essere perse per sempre scivolando tra le maglie larghe della “grande” storia.
L’ebook è scaricabile gratuitamente dal sito www.vetrina.toscana.it
La piccola storia di presentazione scritta da Gian Mario Gentini:
FICHI MELATI
I fichi melati, rappresentavano il dolce tipico del Natale, ma anche di ogni altra ricorrenza maggiore, che introduceva il clima gioioso delle feste. Le donne giovani e meno giovani si riunivano a “Veglia” la sera, qualche settimana prima della festa ed iniziavano la
preparazione del dolce. Si iniziava sbucciando le noci, le nocciole e le mandorle che poi venivano tritate finemente; vi si aggiungevano spezie e il tutto poi veniva messo a cuocere con il miele. Quando l’impasto era ben cotto, le donne, roteando porzioni dell’impasto
bollente tra le mani bagnate di vino moscato (per sopportarne meglio il calore ed evitare scottature ), confezionavano le palline che, una volta raffreddatesi, divenivano croccanti.
I bambini osservavano ammirati e soprattutto desiderosi di assaggiare in anteprima quelle affascinanti palline rassegnandosi alla fine ad aspettare l’epilogo della preparazione quando veniva dato loro il permesso di grattare le pentole e gustare così qualche rimasuglio di pasta croccante. Le palline poi, si inserivano nella pancia dei fichi secchi precedentemente tagliati, ed il tutto veniva infine saltato in padella, con il miele. Nessun assaggio era concesso ai bambini; i fichi venivano riposti sotto chiave nella credenza e non si potevano mangiare prima di Natale.
Venivano comunque razionati al fine di consentirne la durata per tutte le Feste.
Ingredienti
1kg fra noci e mandorle macinate condite con buccia di arancia (macinata q.b.) pepe e noce moscata.
Il composto va cotto in 1 kg di miele e 5 cucchiai di zucchero fino ad ottenere un bel colore caramello!!fare subito le palline (bagnarsi appena le mani con il moscato per alleviare il calore..ma non troppo altrimenti le palline risulteranno non omogenee). Aprire i fichi secchi mettere dentro la pallina e pochi alla volta metterli in padella con poco miele per lucidarli...Buon Appetito!!