E' proprio vero: c’eravamo anche noi, dal carcere di Porto Azzurro a Roma, quattordici detenuti, qualche volontario, Barbara l’educatrice e il nostro cappellano don Francesco.
Traghetto, pullman e …piazza San Pietro. Qui alcuni parenti aspettavano i loro cari per vivere insieme l’eccezionale evento. Ci raggiunge anche l’educatore Paolo che ci fa da guida. Ci mettiamo in cammino verso la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini per le confessioni e la preparazione nella preghiera. Dopo, attraversate e fotografate alcune meraviglie della città eterna, come piazza Navona e Castel Sant’Angelo, ci disponiamo pellegrini dietro la croce di legno portata da Nino. Andiamo, guidati da don Francesco e, dopo alcune tappe di raccoglimento e di preghiera, siamo alla Porta Santa. Lì l’uomo vecchio si spoglia del suo pesante bagaglio e rinnovato e leggero entra nella basilica con una sensazione di ritrovata pace. Non è forse questo il senso del Giubileo della Misericordia, che per sua stessa natura porta con sè l’annuncio della liberazione?
C’è F. che dice di aver provato un’emozione forte e vera nel passare dalla Porta Santa, svuotato di tanti pesi. C’è chi si è sentito più sereno e in pace con se stesso; N., il più giovane, dice di voler riassumere il suo pensiero e la sua esperienza in una sola parola … “bellissimo”. A qualcuno tremavano le gambe, mentre il pensiero andava alle famiglie che soffrono tanto per chi è dentro. M. afferma che poche sono state le giornate così belle e pulite nella sua vita e aggiunge... grazie al Papa”.
Dopo la cena e il riposo, domenica mattina prima delle nove siamo già in San Pietro; si ascoltano testimonianze, si prega. Alle dieci Papa Francesco celebra la Santa Messa, preceduto nel tragitto verso l’altare da uno stuolo di sacerdoti e cappellani delle carceri. Intanto si scattano tanti, troppi flashes.
<<Dove la persona sbaglia c'è ancora più misericordia di Dio>>, dice nella sua omelia il Papa, e ancora <<imparando dagli sbagli del passato si può aprire un nuovo capitolo della vita… la storia che inizia oggi guarda al futuro… ipocrita chi vede per i detenuti solo la via del carcere… così non si pensa alla possibilità di cambiare e c’è poca fiducia nella riabilitazione>>. Insistito e ripetuto è l’invito alla speranza, sempre, concetto ripreso al momento dell’Angelus, quando il papa chiede alle autorità civili un atto di clemenza, di fronte a una piazza gremita di fedeli e di ombrelli che si aprono sotto una pioggia discreta.
Poi la gente, tanta, composta, variopinta, comincia a sfollare. Illuminati, un po’ forse pure frastornati anche noi usciamo dalle transenne. A un detenuto straniero di altra fede religiosa chiediamo: <<cosa ti ha portato fin qui?>> la risposta è semplice e franca: <<non ho saputo resistere al richiamo di papa Francesco. D’altra parte anch’io credo in Dio e poi mi piace questo Papa che cerca il dialogo all’interno del cristianesimo e con le altre religioni>>.
In queste due giornate straordinarie siamo stati bene, in amicizia, in spirito di fraternità.
Grazie in primis a don Francesco, grazie a Barbara, con lui infaticabile organizzatrice e guida, così come a Paolo e a Nunzio, il garante dei diritti dei detenuti di Porto Azzurro, che ci ha raggiunto a Roma domenica mattina, grazie a Massimiliano, l’autista del nostro pullman, che è stato al nostro fianco nel condividere la bella esperienza e un caloroso ringraziamento agli amici del Rinnovamento nello Spirito, che non solo hanno provveduto a “nutrirci” durante il viaggio di andata, ma che ci hanno accompagnato anche da casa dall’Elba con la preghiera nel corso di tutto il nostro pellegrinaggio.
Da parte mia, e in maniera speciale e personale, grazie ai 14 ragazzi (non importa se qualcuno ha sessant’anni) che mi hanno fatto sentire il loro affetto e circondato di attenzioni e cortesia.
Il mio augurio è che questi momenti, che sono stati definiti indimenticabili, possano davvero non essere mai dimenticati e costituiscano per tutti noi un piccolo-grande tesoro interiore, un patrimonio nascosto che nessuno ci può sottrarre e a cui attingere nelle varie circostanze della vita, memori del calore, della forza di verità, dell’umiltà e dell’affetto con cui papa Francesco ha voluto dedicare una giornata speciale a tutte le persone che vivono ristrette nelle carceri, private della loro libertà, per donare loro conforto e coraggio e per spronarle verso una fondata speranza di un futuro degno,onesto e vissuto in pace.
Licia Baldi - associazione di volontariato “Dialogo”
[dal settimanale Toscana Oggi]