Ho apprezzato che il Presidente della Repubblica ha affermato che serve unità davanti alla tragedia dell’albergo distrutto dalla valanga di neve.
Ho anche riflettuto sul perché l’abbia fatto.
Essere uniti, essere una nazione è infatti un valore e richiamarlo alla memoria collettiva nei momenti difficili può aiutare aggiunto a quello della solidarietà.
Essere uniti, essere una nazione è un sentimento: un sentire che abbiamo valori comuni.
Un sentimento nazionale che è alla base del nostro risorgimento.
Un sentimento che ho avuto modo di toccare, di percepire leggendo documenti d’archivio relativi al periodo 1859-1860.
All’epoca si combatteva per la “causa nazionale” cioè per l’indipendenza e la libertà della patria e della “famiglia italiana”: l’Italia.
Con il risorgimento gli italiani divennero patrioti e un popolo.
Erano orgogliosi di sentirsi italiani pur appartenendo a stati diversi.
Sentirsi italiani.
Morivano per questo sentimento nazionale: l’indipendenza della patria comune.
E l’Italia divenne non più una semplice espressione geografica ma quel territorio in cui oggi viviamo.
Ho settanta anni.
Appartengo alla generazione che è nata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Ringrazio Dio per avermi concesso di arrivare a questa età.
E’ una età, questa, che consente di ricordare.
Come non ricordare, ad esempio, che nella politica italiana la parola patria comune non solo non è stata momento unificante ma di divisione, che assai spesso è stata associata a quella di “reazionario”, che i partiti divenuti espressione della politica hanno alimentato divisioni sul sentimento nazionale di patria comune.
Hanno dimenticato il nostro risorgimento? Lo hanno tradito?
Marcello Camici