Ogni volta che devo partire noto purtroppo che per me, e ne sono certo, anche per una larga parte degli elbani, rappresenta un vero “pugno allo stomaco” insopportabile e indigeribile.
La mia sensibilità di uomo e di lavoratore portuale di un tempo è profondamente e negativamente colpita nel non vedere né leggere più il nome “ Aethalia” su un traghetto Toremar che gli Elbani avevano da sempre nel loro cuore e nella loro intima memoria legato alle storiche traversate del canale per recarsi, come all’Elba si usava e si usa dire, in “continente”.
Questo fatto ingenera nel contempo tristezza e incazzatura genuine.
Quell’indimenticabile nome “Aethalia” è stato sostituito con un altro nome che agli Elbani sensibili ed avveduti non dice nulla, nonostante si sia tentato di alleggerirne la portata negativa attribuendone il nuovo nome ad un responsabile sindacale dei Portuali di Piombino, Elba e Val di Cornia Filt-Cgil. Il nuovo nome della nave è riferito ad uno che, se ha fatto qualcosa quando era segretario dell’Autorità Portuale, lo ha fatto solo per l’enorme potere sia economico che politico derivante da tale incarico conferitogli e non certo per spirito di servizio alla categoria sindacale dalla quale proveniva. Mi domando come mai “tutta la supposta genialità e conseguente determinazione decisionale” al momento del predetto incarico nell’Autorità Portuale, se era autentica genialità non l’ha dimostrata né mai messa in atto quando era responsabile sindacale dei lavoratori portuali. Quando fu applicato il Decreto Prandini, non erano più salvaguardati i diritti e i posti di lavoro dei Portuali di Portoferraio.
Oggi, a distanza di circa 30 anni, sulle banchine non ci sono più i Portuali che svolgevano anche il compito secondario di “incolonnatori delle auto all’imbarco”, noto invece sulle banchine del porto dei lavoratori, utili certo, ma addetti unicamente all’incolonnamento per l’imbarco; perché allora non si assegnavano questi tipi anomali di lavoro. Faccio notare che il Decreto Prandini prevedeva di tagliare i c.d rami secchi sebbene Portoferraio fosse un porto più che florido fatturando importi consistenti che consentivano di erogare una buona retribuzione a centinaia di lavoratori, sia di Portoferraio che di Piombino. Ma forse per lo stesso sindacato era giunto il momento di mandare irresponsabilmente i lavoratori a casa con prepensionamenti rompendo di fatto e dividendo le Compagnie portuali.
Ricordo bene che in quel momento di gravissime difficoltà per noi lavoratori una sola persona di Portoferraio prese profondamente a cuore il nostro problema andando a Roma al Ministero dei Lavori pubblici , dopo aver preso seria e responsabile coscienza della situazione e senza che glielo chiedessimo. Riuscì a procurarci un incontro fino ad allora richiesto ma sempre negatoci di una nostra delegazione col responsabile nazionale del Genio civile opere marittime, colui che aveva la possibilità di sciogliere il bando della matassa della nostra ormai già precaria situazione. Rivolgo a tale persona ancora oggi, a distanza di tanti anni, un vivissimo ringraziamento per quanto si è prodigato per l’aiuto datoci disinteressatamente.
Dopo aver fatto con giusto rammarico le testé esposte considerazioni, invito chiunque ad un incontro-confronto per fare una buona volta chiarezza su tutto quanto da me sostenuto si qui o su quant’altro. Comunque, tornando ancora al nome “Aethalia”, avrei preferito da vero Elbano vedere scritto su quel traghetto il nome del Comandante che la portò nel 1956 all’Elba e sulla quale ha poi proseguito il comando per molti anni.
Per attribuire all’Aethalia l’attuale improvvido ed ingiusto nome occorrevano requisiti di ben altra caratura umana e lavorativo-sindacale, inesistenti nel caso specifico.
Invito tutti gli Elbani a darmi una mano per realizzare questo mio sogno di anziano lavoratore portuale che ha amato e ama l’Elba dal profondo del cuore e senza soluzione di continuità.
Arturo Francini
ex portuale e, allora responsabile FILT CGIL Portoferraio