Leggiamo su un diffuso organo di stampa elbano, da alcuni anni tornato in auge attraverso una salace attività giornalistica, che nel bene e nel male mira a porre in luce evidenti conflittualità presenti nel panorama socio-culturale elbano anche con inchieste piuttosto ‘forti’ su temi importanti di economia e politica locale, una nota sulla edizione 2018 del Premio la Tore.
Ringraziamo ovviamente la Redazione del suddetto giornale per lo spazio concesso in relazione alla notizia della vittoria della edizione 2018 del Premio letterario la tore isola d’Elba da parte del professor Philippe Daverio: tuttavia anche a tutela delle scelte del comitato promotore da me presieduto e specialmente perché, come da regolamento, esse ricadono su illustri personalità pubbliche italiane facenti parte del Comitato scientifico e d’onore del medesimo, è doveroso che siano fatte alcune precisazioni sul giudizio ‘tranchant’ che nell’articolo si fa sui romanzi dei due ultimi vincitori del nostro premio.
Innanzitutto la giuria non ha fatto alcun passo per cosi dire ‘fuori dal seminato’ nell’assegnare a Walter Veltroni e a Dario Franceschini le due utime edizioni del Premio la Tore, così come scritto nel pezzo, anzi semmai ha compiuto importanti passi in avanti in termini di coerenza, essendo la natura del nostro premio tesa in particolare alla valorizzazione di quelle personalità pubbliche che si siano distinte per ‘ingegno ed eccellenza’ nel corso della propria vita sia professsionale sia artistica.
Sia Veltroni sia Franceschini difatti è fuori di dubbio che abbiano inciso nella storia culturale e sociale del nostro Paese, ognuno di loro con una storia personale e politica differente seppur confluita nello stesso sodalizio, ma specialmente appare del tutto evidente quanto accanto ad una folgorante carriera politica abbiano entrambi portato avanti un personale percorso culturale sfociato nel caso di Veltroni non solo in una produzione letteraria, ma anche in una attività artistica di tipo cinematografico.
Ragion per cui appare per queste motivazioni chiaro che, essendo il premio La Tore rivolto a personalità pubbliche che abbiano mostrato nel corso della propria vita professionale ed artistica doti inusuali di eclettismo e poliedricità, nel caso dei due suddetti ultimi vincitori la scelta della giuria non sia stata un salto per cosi dire azzardato, mentre la vittoria di Daverio un ritorno alle origini, quanto piuttosto un coerente proseguimento delle linee guida del riconoscimento.
Oltremodo irriguardoso sia verso la nostra Giuria Scientifica sia verso i vincitori citati appare il giudizio secondo il quale cito ’dei loro libri non rimmarrà traccia nella storia della letteratura italiana’.
I romanzi di Walter Veltroni e di Dario Franceschini hanno suscitato una accoglienza molto calorosa nel pubblico e sono stati apprezzati dalla Critica Letteraria ad ogni livello, per non parlare del successo anche d’Oltralpe della produzione letteraria dell’uscente Ministro dei Beni culturali, il quale di certo non avrebbe avuto l’attenzione di una accorta selezionatrice culturale come Elisabetta Sgarbi la quale ha voluto con sé lo scrittore ministro nella sua nuova esperienza editoriale de ‘La nave di Teseo’, accanto a scrittori del calibro di Umberto Eco, Claudio Magris, Pietrangelo Buttafuoco e Michele Ainis, per citarne solo alcuni. Non sembra quindi appropriato verso gli Autori, il mondo editoriale che li rappresenta ed infine verso il numeroso pubblico che li ha apprezzati negli anni esprimere un giudizio tanto negativo quanto poco sostenibile per le ragioni suddette.
Del resto il nostro premio ha spesso valorizzato autori come Giorgio Faletti anticipando nel suo caso l’enorme successo editoriale che il nostro compianto Autore ebbe negli anni a venire rispetto alla sua vittoria nel 2005, prima edizione del Premio La Tore, essendo fino ad allora noto come attore ed autore musicale di successo, ma non in qualità di scrittore.
Insomma i percorsi intellettuali e culturali che portano alla selezione di un vincitore del nostro premio tengono conto di molteplici aspetti ed di altrettante tematiche inerenti il candidato alla vittoria e questi elementi prendono in considerazione aspetti storici e di impatto culturale tra loro molto differenti, seppur complementari: in ogni caso mai riconducibili ad analisi estemporanee o per così dire a tracce di critica letteraria non ben indentificate.
Jacopo Bononi
Presidente del 'Premio letterario la Tore'