Sabato 7 luglio, a partire dalle ore 12,00, anche ANPI – Isola d’Elba si ritroverà presso la libreria Mardilibri (Piazza della Repubblica, Portoferraio) per indossare una maglietta rossa e rispondere all’appello di Libera e don Luigi Ciotti contro l’emorragia di umanità.
La fotografia di tre uomini, sulla costa libica, che sorreggono i corpi inerti di tre bambini piccoli, vestiti di rosso affinché gli eventuali soccorritori potessero individuarli con più facilità, ha fatto il giro del web e dei media più tradizionali suscitando reazioni differenti. Di fronte a così tanto orrore c’è chi, fuorviato da una squallida propaganda che si avvale delle più moderne tecniche di manipolazione delle immagini, ha gridato al complotto: la fotografia sarebbe stata scattata in un teatro di posa col fine di manipolare il giudizio di chi la osserva e quindi di produrre un’ondata emotiva favorevole ai dannati della terra che attraversano, al termine di una devastante odissea, il mar Mediterraneo.
Non è difficile dimostrare che chi sostiene questa tesi è vittima della più infima e aberrante propaganda antimigranti - ma forse dovremmo dire antiumana - messa in circolazione da chi ha nel tornacontismo elettorale l’unica guida nell’azione politica. L’ipotesi assurda del complotto fotografico è un divieto a provare empatia per quei bambini annegati, un divieto che sostituisce alla reazione emotiva una spiegazione tanto semplicistica quanto priva di fondamenti.
Forse l’aspetto sul quale dovremmo riflettere con maggiore insistenza è la pallida impotenza nella quale ci relega la fruizione di quella terribile fotografia. In altri termini, di fronte ai corpicini privi di vita la nostra reazione emotiva, quando c’è e non cede alla faciloneria di una spiegazione complottarda, si iscrive nell’ambito dello sgomento cui non segue l’azione, dell’indignazione muta e inoperosa. A guardar bene, questo divieto di provare empatia fino in fondo con i soggetti di quella fotografia, interroga una questione più grande: com’è possibile che la nostra reazione emotiva non riesca a trasformarsi in azione civile e politica?
E’ contro questa “globalizzazione dell’indifferenza” che anche l’ANPI- Isola d’Elba invita la cittadinanza elbana ad indossare sabato 7 luglio un capo di abbigliamento rosso e a radunarsi in tarda mattinata presso la libreria Mardilibri. Rosso, come quei vestitini che dovevano fungere da segnalatori di una presenza, una presenza umana. Si dirà che si tratta di un piccolo gesto, altrettanto impotente quanto la muta indignazione che chi non ha rinunciato ad interpellare la propria umanità prova di fronte a quella fotografia. E tuttavia è solo attraverso i piccoli gesti, le piccole azioni visibili, volte ad infrangere il muro della narrazione della realtà, che diventa possibile avviare una più efficace e concreta azione politica e civile.
Muoiono e forse continueranno a morire i bambini nel Mediterraneo, mentre le classi dirigenti e le istituzioni dei principali Stati europei continuano a giocare il gioco del silenzio, trasformando la questione capitale della nostra capacità di esser umani in una questione tecnica, di numeri, spostamenti, confini e finanziamenti. Di fronte a tanta ottusità una maglietta rossa può essere un appello dal basso a pretendere quello che ogni classe dirigente democratica, e rispettosa dei valori della nostra Costituzione, dovrebbe considerare una priorità: la tutela e la promozione di un’umanità libera e solidale, aperta all’accoglienza e partecipe dei processi democratici. Una maglietta rossa è quindi un appello a quello che tutti dovremmo pretendere, un più attivo coinvolgimento nelle politiche di accoglienza del nostro Paese e dell’Unione Europea. Un appello che è anche un rifiuto: quello a non essere chiamati in causa come una folla ululante ma come una moltitudine attiva, che rivendichi il diritto inalienabile a provare disgusto di fronte ad un’immagine che nega direttamente la nostra umanità.
Prof. Marco Ambra