Ogni tanto si sente ribadire che all'Elba non c'è un emergenza randagismo: verissimo! E sapete perché? Solo perché ci sono dei volontari che si preoccupano, per puro impegno etico, di catturare, accogliere, curare e, con difficoltà, riaffidare le decine di cani che ogni anno vengono abbandonati.
E si può parlare tranquillamente di decine: solamente per quanto riguarda la nostra associazione il numero medio di animali accolti senza che venga rintracciato un proprietario è di oltre 10 l'anno; immaginiamo che i numeri dell'ENPA siano simili e basta andare a consultare la nostra pagina di Facebook I RAGAZZI DEL CANILE per contare i tanti altri annunci provenienti da privati. L'inizio del 2013 è stato poi drammatico: nel solo mese di gennaio abbiamo accolto 6 nuovi animali, quattro dei quali sono ancora in attesa di affidamento.
Se venisse a mancare l'operato del volontariato, allora si che il fenomeno assumerebbe dimensioni pericolose per la comunità elbana; a titolo di esempio vogliamo ricordare la storia del branco di randagi che vagava nei boschi tra Procchio e la discarica di Literno una quindicina di anni fa: dopo svariate aggressioni a chi passava sui sentieri che attraversavano il loro territorio, furono sterminati a fucilate.
Basterebbe che venissero lasciati in libertà un maschio ed una femmina non sterilizzata per assistere, nel tempo di un solo anno, al formarsi di un folto branco di randagi semi inselvatichiti e fuori controllo.
Sappiamo che la condizione di "missione" totalmente gratuita (anzi, quasi sempre onerosa per chi la svolge) di chi fa volontariato animalista viene da molti compresa con difficoltà; nel corso dei tanti anni di confronti con le istituzioni elbane ne abbiamo sentite di tutti i colori: dal "non sarebbe meglio che andaste a lavorare piuttosto che raccattare le cacche dei cani?", al "ma, dite la verità, quanto ci guadagnate?", fino all'indimenticabile, e follemente perverso "al canile i volontari fanno accoppiare le femmine malate di leishmaniosi per diffondere la malattia e creare uno stato di emergenza".
Rivendico, a nome di tutti i volontari e dei tanti elbani di buon cuore che adottano cani abbandonati, il merito di aver combattuto con efficacia il randagismo all'Elba. Siamo stati l'unico presidio di fronte alla quasi assoluta inadempienza istituzionale.
Ma questa è stata anche la nostra più grave colpa: abbiamo assolto al 100x100 i compiti che per legge spettano ad altri. Per questo c'è chi si permette di dire che all'Elba un canile non serve, dando ossigeno a chi, per tare culturali, distorta visione politica, mentalità da far west o semplice calcolo, si oppone da sempre alla realizzazione della struttura. Non sono un avvocato, ma credo che questo sia un reato e si chiami falso ideologico.
Rinnovo con ancor maggiore convinzione la richiesta di un canile all'Elba, perché non è solo indispensabile per la lotta al randagismo, ma perchè è un presidio sanitario in un territorio piagato dalla leishmaniosi, un passaggio indispensabile nel processo di sviluppo (etico!) dell'isola, perché la legge lo chiede, perchè esportare cani in strutture sulla terraferma è costoso e complicato e perché noi elbani non siamo più tonti, più sfigati o meno meritevoli dei vicini continentali, che tali servizi ce li hanno da sempre.
Andrea Tozzi