"Vi scongiuro di essere indignati" (M. Luther King)
Vi sono momenti, nella vita di una comunità, che ritrovarsi per condividere insieme valori quali il dolore per le migliaia di migranti annegati nel Mediterraneo, la solidarietà verso chi soffre le conseguenze di torture e abusi inenarrabili nei lager libici, l’accoglienza a chi fugge dalla propria amara terra per guerra, fame e violenza diventa catartico, liberatorio, perché si sperimenta finalmente che i normali sentimenti di umanità e di pietà, sebbene molto offuscati in una parte dell’opinione pubblica da certa martellante propagante politica, continuano per fortuna ad essere patrimonio irrinunciabile di molti, almeno di tutti coloro che, accanto alle strade della ragione, cercano di percorrere quotidianamente anche quelle del cuore.
Sabato pomeriggio, a Portoferraio, in una piazza Cavour poco ospitale per il vento e l’umidità, per iniziativa de L’Italia che resiste e Porti aperti, si sono ritrovate tante persone, che hanno avvertito la necessità e l’urgenza di esprimere il loro disagio rispetto alle miopi e sciagurate modalità di gestione del complesso fenomeno immigratorio da parte dell’attuale classe dirigente.
Le voci che si sono alternate hanno sollecitato la riflessione sul tema anche attraverso la lettura di passi antichi e moderni, dal primo canto dell’Eneide: “Ma che gente è la tua? Che barbaro costume/ci impedisce di scendere a terra e di fermarci/sulla spiaggia? Perché farci guerra? Se avete/in poco conto il genere umano e le armi degli uomini,/temete almeno gli Dei che ricordano e giudicano/il bene e il male//" a una lirica di Erri De Luca: “In braccio al Mediterraneo/migratori di Africa e di oriente/affondano nel cavo delle onde./Il pacco dei semi portati da casa/si sparge tra le alghe e i capelli./La terraferma Italia è terrachiusa./Li lasciamo annegare per negare//".
Ma molto incisivo è stato pure l’intervento di Don Gianni, che da anni, con i suoi volontari, nella parrocchia di San Giuseppe, offre mensa e protezione a tanti bisognosi; il sacerdote ha riproposto il valore della “bontà”, un termine che, paradossalmente, nei tempi grigi che stiamo vivendo, è stato stravolto nella sua accezione positiva, per diventare sinonimo di debolezza e acquiescenza.
Molti giovani, alcuni dei quali reduci dal viaggio ad Auschwitz del treno della Memoria, si sono alternati al microfono, esprimendo la loro condanna dei soprusi di ieri e di oggi ed invitando a collaborare per un società più giusta e solidale; un docente ha anche sottolineato la missione della scuola nel diffondere corrette conoscenze sulle migrazioni contrastando propaganda e falsità. Gli impegnati brani musicali proposti dai bravi Francesco e Massimo hanno regalato ulteriori emozioni a una piazza sensibile, propositiva e colorata: insomma, un pomeriggio di (stra)ordinaria democrazia e civiltà.
Maria Gisella Catuogno
(NDR: un'ampia fotocronaca della riuscita manifestazione sarà presentata da Elbareport nella edizione di lunedì)