Le cronache dell'ultimo sabato elbano ci hanno rilevato qualcosa di importante:
Esiste o meglio resiste anche in quest'Isola un nucleo forte e libero di donne, uomini e giovani di buona volontà.
Esiste anche la voglia di essere pesci che saltano controcorrente, esseri umani che resistono e si oppongono al fiume di meschini egoismi, di ottusi individualismi che sembra imperare in questo paese.
C'è una risposta civile alla meschinità morale dei razzismi dichiarati o mascherati, alla pusillanimità della paura dell'uomo nero e di tutti i "diversi", alla cattiveria che rende insensibili di fronte alle sofferenze degli altri.
C'è un "popolo" diverso, che non si chiude tra le sue anche mentali quattro mura, non si fa rincoglionire dalla TV e dal Web spazzatura, dai boriosi narcisi che impongono alle masse la banalità delle immagini del loro quotidiano tentando di far passare il messaggio "sono uno/a di voi".
C'è anche un'altra musica che monta:
"Ed è la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare".
Ed è stato affascinante vedere, constatare sabato quanta diversità c'era sotto la pioggia, il cocktail umano delle buone volontà: giovani - finalmente - con l'ottimismo della loro freschezza, anziani che si risvegliavano all'impegno civile, laici e religiosi, gente comune e "personaggi".
Belle facce, tante belle facce ad urlare contro l'ingiustizia, contro la paura, la cattiveria e la stupidità fattesi stato e che tentano di farsi regime.
Se quella piazza rifletteva - come speriamo - in piccolo il resto del paese, non passeranno, neppure questa volta
Foto di Pietro Barsotti