Trascorsi i primi giorni non se ne è più sentito parlare di una sentenza della Corte Europea dei diritti umani che è molto importante perché riguarda la famiglia. Sto parlando della sentenza emessa da questa corte il 29 gennaio 2013 che condanna l’Italia e il suo sistema giudiziario minorile per non aver permesso ad un padre separato di vedere con continuità la figlia dopo la separazione con la ex coniuge. La madre si è sempre opposta alle visite paterne. Il padre, dopo aver fatto ricorso ai giudici di Strasburgo si è visto dar ragione per violazione del diritto alla vita privata e familiare (art.8 della Convenzione europea dei diritti umani). Si tratta della seconda condanna-la prima nel 2010- nei confronti dell’Italia stabilita dalla Corte europea per i diritti umani per un caso che riguarda l’impossibilità di un padre a fare visita al bambino dopo un divorzio.
In sostanza, a Strasburgo, lo Stato italiano è stato condannato perché i giudici hanno detto che il padre ha ragione quando sostiene che in Italia i tribunali ed i servizi sociali non hanno fatto nulla per difendere il suo diritto di genitore ad avere una vita familiare con la propria figlia. E’ questo un diritto umano di ogni genitore il quale nasce nel momento in cui mette al mondo un figlio e con questo diritto nascono anche doveri. Insomma non esiste solo il dovere di concorrere al mantenimento. Esiste anche il diritto, in questo caso legato alla genitorialità paterna, di poter aver la gioia di dare un bacio, parlare, ridere, scherzare...insomma avere una vita familiare con la figlia. La violazione di questo diritto naturale ed umano fa nascere pena e sofferenza in chi la subisce, pene e sofferenze che influiscono negativamente nella vita di relazione e lavorativa financo ad arrivare a gesti estremi.
Solo chi ha vissuto questa violazione può comprendere a quali livelli di sofferenza si possa arrivare.
Il sottoscritto può perciò comprendere bene questa vicenda triste e dolorosa in quanto,come padre separato, l’ha vissuta personalmente negli anni ottanta del secolo scorso.
Accanto a questa situazione del genitore che subisce violazione del proprio diritto alla vita familiare c’è anche da valutare la violazione che subisce la prole : non nascondiamoci dietro alla evidenza che la prole ha bisogno e diritto di avere la presenza di un padre ed una madre,figure insostituibili per una crescita equilibrata.
Credo davvero che si sia parlato troppo poco di questa sentenza e dei risvolti umani ad essa connessi.
Temo che in Italia si trovino molti padri separati in sofferenza per questo diritto naturale ed umano violato.
Vedere per credere alcuni siti internet www.padriseparati.it ; www.papaseparati.it ; www.padri.it ; www.papaseparati.org ; www.figlinegati.it
Emerge dalla lettura di questi siti anche un altro aspetto doloroso e triste: la violazione della imparzialità della pubblica amministrazione, costituzionalmente garantita, da parte dei giudici poiché nell’affido del minore è favorita la donna.
Si fa un gran parlare dei diritti alla genitorialità per gli omosessuali ma non mi pare che altrettanta attenzione venga posta ai diritti genitoriali,naturali,umani dei padri separati chea partire dall’età matrimoniale, avendo diritto a sposarsi e avendo fondato una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto, dopo la separazione, si vedono negato il diritto alla vita familiare e privata perché lo stato italiano non è capace di assicurare l’esecuzione dei provvedimenti dei giudici.
La vita privata e familiare non cessa dopo la separazione poiché i figli restano.
Basta con la paternità negata.
Marcello Camici