Gentile direttore,
scriviamo questa lettera una settimana dopo la morte del nostro babbo perché ci sentiamo in dovere di ringraziare le tante persone che hanno partecipato al dolore immenso di questi giorni e soprattutto chi ha accudito babbo in questi ultimi mesi difficili e negli anni di cure e terapie presso l’ospedale portoferraiese.
Il primo tra i ringraziamenti è per la Pubblica Assistenza di Marciana Marina, per le donne e gli uomini che con dedizione e sacrificando molto del loro tempo libero, aiutano chi ne ha bisogno. E il nostro babbo ha avuto molte volte bisogno di loro: dal 2004, infatti, Adilio era un paziente dializzato e in tutti questi anni non è mai mancata all’appello la macchina della “Pubblica” per portarlo e riaccompagnarlo, sempre assicurandosi che le scale del pianerottolo non fossero un peso troppo gravoso e che arrivasse tranquillo alla porta di casa. Nelle ultime settimane, poi, purtroppo, c’è stato bisogno anche dell’ambulanza e dei soccorritori che hanno sempre svolto il loro compito in maniera tempestiva. A loro va un sincero ringraziamento e l’ulteriore invito a quanti volessero ricordare Adilio a fare una donazione alla Pubblica Assistenza di Marciana Marina.
Il secondo ringraziamento è per il personale del pronto soccorso di Portoferraio che ha soccorso babbo più volte e l’ha più volte salvato. Ai rianimatori, agli infermieri e a tutto il personale medico e non. Grazie a voi, a quello che abbiamo toccato con le nostre mani, pensiamo che ogni elbano possa sentirsi al sicuro.
E infine i due reparti di nefrologia e medicina “alta intensità”.
A nefrologia babbo era un‘istituzione. Uno dei pazienti di più lungo corso, se così si può dire, e non c’era infermiere o medico che non lo conoscesse e non lo salutasse affettuosamente incontrandolo. Sappiamo che anche tutti loro sono stati molto colpiti dalla morte di babbo e vogliamo ringraziarli dal profondo del cuore per tutti questi anni di aiuto che gli hanno dato.
Nel reparto di medicina “alta intensità” babbo ha passato praticamente gli ultimi due mesi, e lì, col passare dei giorni e delle settimane, ci siamo davvero resi conto delle capacità e dell’umanità dei nostri medici, degli infermieri e OSS che operano in quel reparto non semplice.
Non è mai passato un giorno senza che ci abbiano informati dettagliatamente della situazione di babbo e che non ci abbiano rincuorati con una parola in più. Non lo hanno mai fatto sentire solo e non ci hanno mai fatti sentire distanti dai suoi problemi di salute e, anche se alla fine le cose non sono andate bene, è stato importante per tutti noi.
In conclusione ci teniamo a dire che chi critica il nostro ospedale e il nostro servizio socio sanitario elbano, non sa davvero di cosa parla. Sarà probabilmente carente di numero e di attrezzature (è vero, a volte rompe andare a Piombino per un esame), ma chi ci lavora, dagli inservienti ai primari, lo fa con professionalità, generosità e cuore. E questa, molte volte, è la cosa più importante.
I figli di Adilio Cardella