Ci sarebbe tanto da dire, ma ancor più tanto da fare Dottore, e tu (concedimelo) lo sai bene.
Restando sul vago, senza parlare delle mele marce presenti in ogni istituzione (sanitaria, scolastica, parentale...) e di cui sarebbe opportuno riflettere in separata sede, credo che ci siano davvero almeno un paio di cose da chiarire.
I docenti come categoria hanno perso prestigio agli occhi della società civile; sicuramente occorre fare autocritica ma buon parte del letame accumulato negli ultimi anni viene proprio da una mancata conoscenza di quello che realmente facciamo.
Ancora si vocifera dei tre mesi di ferie: io ieri ho finito il collegio docenti alle 18:00, e sto ancora finendo di scrivere delle relazioni che abbiamo un senso compiuto.
Dal termine delle lezioni ho già fatto un corso di formazione di tre giorni a Brescia per poter formare ed aiutare gli insegnanti a comprendere e gestire gli alunni con ADHD, compito che teoricamente poteva essere anche dell’Asl o della mia scuola, ma d’altronde sono state fatte scelte diverse e da 10 anni che frequento il mondo della scuola io di ADHD e formazione non ne ho mai sentito parlare.
Potrei dire la stessa cosa sui corsi di formazione per un qualsiasi altro disturbo della relazione o del neurosviluppo (Autismo, deficit cognitivo, ...); sono invece anni che ci propongono corsi di computer, robotica, Coding.
Evidentemente e probabilmente i fondi ci sono solo per quello, è la scelta qui è politica, non certo legata alla buona volontà. Tu mi puoi dire “pagati i corsi con la carta docente”, io ti rispondo che nella mia (quasi ex) Scuola dal prossimo anno il 100% dei docenti di sostegno saranno insegnanti senza specializzazione, senza ruolo, senza carta docente, e il 98% senza stipendio per i mesi di luglio ed agosto e metà settembre. Cosa c’entra tutto questo discorso? Venite a scuola, guardate in che condizioni lavoriamo, guardate quanto amore e impegno mettiamo nel nostro lavoro e come ci facciamo in quattro (e a volte anche litighiamo) per dividerci ed ottimizzare quelle quattro risorse che dovrebbero essere di supporto alla didattica ordinaria ma in realtà occorrono a contenere situazioni che spesso vanno ben oltre l’ordinario.
Venite anche a vedere gli insegnanti che ogni giorno regalano un pezzo di sé (non stipendialmente dovuto) portando da casa una penna in più “perché ultimamente viene sempre senza”, una carezza in più “perché la sorella è partita e chissà quando lo rivede” un sorriso in più “perché il babbo è finito in carcere, la mamma ha perso il lavoro, non riesce a fare i compiti perché è solo tutto il giorno e non c’è nessuno che lo aiuta, viene a scuola senza fare colazione perché la mamma non si sveglia e ogni tanto perde anche il pulmino”.
Ma voi, da “fuori”, avete idea del lavoro che c’è “dentro”? Sì, tu sì Dottore che lo sai, perché ne abbiamo parlato diverse volte, e sai anche che siamo sostanzialmente soli, becchi e bastonati, e ci chiedono di essere dei Supereroi, ma noi Supereroi non siamo, siamo docenti e niente più, e tutto quello che ci chiedete di fare in più magari non lo facciamo al meglio, ma almeno ci proviamo a farlo, e a volte magari sbagliamo anche. Ci lasciate almeno il margine dell’errore?
Parliamone Dottore, parliamone a tavolino, con le figure istituzionali preposte, perché io a scuola ci devo stare altri 30 anni, ed ho ancora tante carezze da distribuire.
Con immutata stima,
Linda Del Bono
Docente specializzata per le attività di sostegno