Attraverso i corridoi del Cerboni in una afosa mattinata di luglio. Sono in corso gli ultimi colloqui dell’esame di Stato. Un centinaio di studenti anche quest’anno lasceranno le aule dell’Istituto con in tasca il loro ambito diploma per impegnarsi nel lavoro, all’Università o chissà forse in un bel viaggio. Proprio tra i corridoi del Cerboni incontro il Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Grazia Battaglini e mi dico “questa è l’occasione propizia”. Da tempo desideravo parlare un po’ con lei, per concludere la mia esperienza di addetto stampa del Cerboni con una intervista a colei che mi ha affidato questo incarico e che nel mese di agosto ci lascerà per andare in pensione.
Ci salutiamo e dopo aver accolto la mia richiesta, mi introduce nel suo ufficio dove inizia la nostra chiacchierata.
La osservo, seduta nella sua poltrona con lo sguardo fiero ed elegante. La scrivania appare ordinata, tra meno di due mesi vedrà il passaggio di consegne con il nuovo Dirigente. Un lungo capitolo di questa scuola volge al termine. Nell’aria si respira la nostalgia che accompagna i saluti ma anche la consapevolezza che dopo aver fatto fino in fondo il proprio dovere è giunto il momento di lasciare con serenità e con lo stuzzicante gusto del cambiamento.
Ho la convinzione che questo nostro incontro mi porterà tra le emozioni della mia interlocutrice e non posso non provare, quindi, un certo imbarazzo mentre le rivolgo la mia prima domanda: “Per Lei è stato un anno molto intenso, a cominciare dalla visita del Presidente della Repubblica e del Ministro dell’Istruzione, per proseguire con il doppio incarico al Cerboni e al Comprensivo, oltre alla gestione dei numerosi progetti e attività. In tutto ciò tenendo le fila di un intreccio di rapporti tra studenti, famiglie e docenti. Come ha vissuto tutto questo?”.
“Bella domanda!” mi risponde di slancio, ma subito e senza esitazioni aggiunge “L’anno scolastico è iniziato con la grande soddisfazione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. E’ proseguito con il riconoscimento che abbiamo avuto a livello nazionale partecipando alla trasmissione “Le parole della settimana” condotta dal giornalista Massimo Gramellini. Tutto ciò mi ha dato grande gioia perché è la dimostrazione che anche vivendo su un’isola, in una situazione di obiettivo svantaggio, lontano dal dibattito, si può riuscire a fare attività apprezzate da tutti. Tra i molti complimenti ricevuti per la visita del Presidente Mattarella ricordo particolarmente quello di una signora che mi ha detto che il figlio, solitamente molto critico con la realtà elbana, è invece rimasto favorevolmente colpito dal mio impegno”.
Insomma, una gran bella soddisfazione mi viene da sottolineare “Si” prosegue “anche se è stato un periodo estremamente faticoso, ma spero serva come stimolo per i nostri giovani per impegnarsi sempre di più”. Insisto a voler entrare di più nella profondità dei pensieri della donna che ho davanti e le chiedo: “A poche settimane dalla fine del suo impegno nel mondo del lavoro e della scuola in particolare che emozioni sta provando?”.
“E’ un momento particolare in cui si sommano fatica fisica e dall’altra un senso di smarrimento perché da settembre non avrò più un punto di riferimento importante, cioè la scuola. Inizio le mie giornate leggendo su internet le notizie dal mondo dell’istruzione, probabilmente lo farò ancora. Ho sempre lavorato, sin da ragazzina, non ho avuto periodo inoperosi. Vorrei dedicarmi sicuramente di più alla mia famiglia e poi a qualche attività di volontariato”.
A questo punto non risparmio una provocazione che nasce da una mia personale curiosità ma so che la Preside Battaglini non indietreggerà davanti a questa domanda: “So per esperienza personale che ruoli di responsabilità rappresentano <<una croce e una delizia>>, per quanto impegno si può profondere, non si potrà mai soddisfare tutti i diversi punti di vista. Cosa l’ha guidata nelle sue scelte?”.
Con prontezza mi risponde “Essere il capo è un ruolo sicuramente gratificante ma molto difficile. Il capo deve prendere decisioni, deve saper elogiare ma anche ammonire se necessario. Deve portare avanti i valori all’interno della Scuola e della Società. Non sempre, però, ci si trova davanti a persone che comprendono tutto questo e quindi è inevitabile provare la sensazione della solitudine di chi sta al comando. I primi anni questo mi pesava molto, ma poi ho capito che se si riesce ad “accontentare” il 70% è già una conquista. Ricordo che il secondo anno di dirigenza all’Istituto Comprensivo quando è partita la settimana corta ci sono state delle resistenze talvolta, a mio giudizio, eccessive. Oggi è tutto ampiamente superato anche dal fatto che nessuno vuol tornare indietro. C’è la solitudine del capo, ma ci sono anche tanti insegnanti in gamba che mi hanno capito e sostenuto nelle mie decisioni e un pensiero di gratitudine lo voglio rivolgere ai miei Collaboratori e al personale di Segreteria che mi hanno sempre supportato con professionalità e dedizione. Un pensiero grato lo voglio dedicare anche alle tante aziende del territorio elbano che non si sono mai tirate indietro davanti alle numerose iniziative in cui la scuola le ha coinvolte ”.
Vorrei rovistare ancora nei ricordi della mia interlocutrice, quindi le chiedo “Nei suoi numerosi anni di carriera, come docente prima e come Dirigente successivamente, ha conosciuto tantissime persone e ha visto cambiare il volto della scuola: ha una immagine, un episodio, un aneddoto che può rappresentare la sua esperienza?”.
La risposta non è immediata, né potrebbe esserlo, tante le cose fatte, dette e viste, ma poi ecco mettere a fuoco e l’attenzione si concentra su due episodi in particolare “Proprio di recente mi sono trovata davanti un Professore che, con le lacrime agli occhi, mi ha ringraziato per l’attenzione che avevamo avuto per una sua esigenza familiare, una piccola cosa ma che per il Professore ha rappresentato tanto. L’altra immagine riguarda uno studente che ha vissuto l’esperienza di volontariato in una casa di riposo per anziani per <<riparare>> a comportamenti inadeguati che aveva tenuto a scuola. Mettersi al servizio delle persone più bisognose lo ha aiutato a riflettere sui propri sbagli e a migliorarsi”. Entrambi gli episodi mi colpiscono perché rappresentano occasioni per mettere al centro l’Uomo con le sue esigenze, le sue fragilità e soprattutto le sue potenzialità.
Inevitabile, infine, la domanda sui progetti per il futuro… “Tanto spazio per la mia famiglia, poi la lettura e un po’ di attività fisica. Durante gli anni della mia giovinezza al Liceo la mia ambizione era di fare la giornalista. Mi piacevo molto scrivere. Ho avuto un bravissimo insegnante di italiano, il Prof. Lupi. Poi mi sono cimentata in tante esperienze diverse, lo studio all’Università, una attività da ricercatrice a Napoli presso il Centro di ricerca della Facoltà di Agraria, poi il ritorno all’Elba per seguire il cuore”.
Cara Preside Lei è una Donna appassionata, forte e determinata e la pensione sarà solo un nuovo contesto in cui potrà esprimere le Sue virtù. Tanti auguri!
Emanuela De Domenico - ITCG Cerboni