Il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, è importante riflettere sul significato che questo tema, emergente nella società attuale, assume nella quotidianità.
Come Udu Firenze – Sinistra Universitaria e Rete degli Studenti medi, abbiamo deciso di organizzare un’azione collettiva per contrastare la violenza di genere. Un flash mob in nome della consapevolezza e della solidarietà, che mira a coinvolgere in questa lotta l’intera cittadinanza. Non a caso abbiamo scelto come location Piazza Santissima Annunziata, nel centro di Firenze. Un luogo dove si incontrano diverse realtà: studenti, universitari, lavoratori, turisti, bambini. E’ un problema che ci riguarda tutte e tutti. Nessuno escluso.
In Italia e nel mondo, 6 donne su 10 vengono maltrattate e uccise. I numeri sono drammatici, ma dietro i numeri ci sono le persone e le storie personali, tutte diverse, tutte terribili. Per questo, oggi, abbiamo letto alcune di queste storie senza la superficialità cui solitamente siamo costretti. Una superficialità che spesso ci porta a non pensare, a non reagire, a restare nel silenzio, senza denunciare ciò che vediamo e sentiamo, forse perché ci sembra così lontano da noi o semplicemente per omertà. Quel silenzio a cui molte donne sono costrette per paura o per proteggere i propri figli, sottomesse ad un uomo che le maltratta in nome di un amore che nulla ha a che fare con l’Amore. Il silenzio. Lo abbiamo voluto rappresentare con una mano dipinta sulla bocca per supportare coloro che subiscono diverse forme di violenza nella vita di tutti i giorni e coloro che, quotidianamente, vivono e si impegnano per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Le scarpe rosse. Il simbolo della vicinanza, della comprensione e del supporto, dello stare dalla loro parte, da quella di chi continua a subire violenza e da quella di chi non è riuscita a lottare a tal punto da venir uccisa e che, sicuramente, almeno una volta, una di quelle frasi, quelle che ognuno di noi ha tenuto con sé, l’ha pronunciata.
Come associazione studentesca, già nella giornata di venerdì 22 novembre scorso, abbiamo allestito nei poli universitari una scena del crimine. Un abito femminile per mettere in evidenza quanto spesso secondo il senso comune l’abbigliamento giustifichi la violenza su una donna.
Come studenti di Scienze della Formazione Primaria, e quindi futuri insegnanti, è importante per noi riflettere su quello che potrà essere il nostro ruolo nella società per affrontare questa tematica all’interno delle nostre classi.
Spesso i maltrattamenti sulle donne si consumano davanti ai figli. Le statistiche parlano chiaro: la violenza sulle donne e la violenza sui bambini e sulle bambine sono tra loro correlate. Per combattere questi due fenomeni bisogna interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza.
Un bambino, vittima di violenza o che assiste alla violenza del padre verso la madre, ha una probabilità più elevata di essere lui stesso esecutore di violenza, basandosi sul modello relazionale in cui è cresciuto. Allo stesso modo, una bambina vittima di violenza da piccola ha una probabilità più elevata di essere vittima di violenza da adulta perché non è riuscita a crescere in un ambiente sereno e tranquillo, fatto di relazioni orientate all’amore.
WeWorld, una onlus che promuove e difende i diritti dei bambini e delle donne in Italia e nel mondo, ha elaborato tre proposte per politiche di prevenzione. Tra queste, quella che ci riguarda più da vicino è la prevenzione in ambito scolastico per studenti e insegnanti. È fondamentale potenziare i servizi dedicati all’infanzia in un’ottica di prevenzione in ambito sia scolastico sia extrascolastico, che siano in grado di coinvolgere gli studenti, le loro famiglie, gli insegnanti, gli educatori e il personale scolastico. Da una parte, coinvolgere i bambini maschi vittime di violenza, sia assistita che subita, in iniziative che abbiano un impatto sull’interruzione della trasmissione intergenerazionale della violenza, dall’altra,educare, informare e sensibilizzare i/le giovani alla parità di genere e al rispetto delle differenze per abbattere gli stereotipi alla base della violenza contro le donne e i/le bambini.
Francesca Marotti