Devo rivolgermi nuovamente alla stampa per dire dei trattamenti di emergenza del nostro ospedale, in particolare per alcune patologie che necessitano di un intervento sanitario immediato.
Non possiamo continuare a usare solo l’elicottero, che ha costi, per tutta la Toscana, che vanno verso i 20 milioni di euro l'anno. Per questi casi urgenti sulla nostra isola che riguardano specialmente il cuore come l’infarto, le aritmie e l’arresto cardiaco o altri casi gravi, il soggetto colpito potrebbe essere curato subito senza trasferimento.
Su questo importante argomento molti recentemente sono intervenuti sui media locali, Roberto Biasci, Marcella Amodio, Manuela Baldini e quest'ultima lancia una petizione per raccogliere firme circa queste rivendicazioni.
Io ripeto il mio parere su questa importante urgenza essendo stato per 30 anni primario cardiologo nell’ospedale S.Corona di Pietra Ligure, dove abbiamo impiantato oltre 4.000 pacemaker e curati circa 250 infarti miocardici ogni anno.
Pertanto ritengo grave la carenza che persiste negli organici di cardiologia, con solo due medici cardiologi presenti che pur essendo ben preparati per quanto riguarda la diagnostica e la terapia delle malattie di cuore, non sono in grado di coprire per 24 ore le urgenze per le patologie gravi e il servizio sanitario è quindi orfano di un maggior numero di specialisti e strumentazioni. Una situazione che va avanti nella quasi totale indifferenza generale. Inoltre nel nostro ospedale isolano è grave pure la mancanza della rianimazione, non avendo il pronto soccorso del nosocomio di san Rocco a Portoferraio, più letti per cure intensive in caso di assistenze urgenti per malati gravi, di questi tempi, ad esempio, per contagiati da Covid 19, che presentassero insufficienza respiratoria, ma anche per casi di ictus o altre situazioni di emergenza sanitaria. E quindi se accedesse tale tipo di situazione non resta che l'elisoccorso o la nave, con incognite nel caso le condizioni meteo impedissero tali trasferimenti a ospedali del continente, opportunamente attrezzati.
Oltre ai problemi connessi a questa patologia pandemica, presente in questo periodo, è importante poter agire con immediatezza nel nostro ospedale, con un reparto di cure intensive, per le urgenze riguardanti malattie gravi del cuore, considerando che l’infarto miocardico non è una malattia rara, ma la prima causa di morte in Italia, per cui necessita di una terapia con intervento rapido da parte di personale medico specializzato per le cure del caso.
La nostra isola nel periodo invernale deve rispondere alle esigenze di circa 30 mila persone residenti, ma nei week end la popolazione aumenta perché possono arrivare anche i proprietari di seconde case e nel periodo estivo, gli ospiti, i cosiddetti vacanzieri, raggiungono i 3 milioni di presenze.
Concludendo è necessario predisporre nel nostro ospedale un reparto di cure intensive cardiologiche con almeno 3 posti letto e con un organico di 5 cardiologi per coprire un’assistenza continua e adeguata per 24 ore e garantire anche l'applicazione di pace maker, cosa che attualmente non è possibile. Ma più in generale proprio in tempi di pandemia, in ogni parte d'Italia si è capita l'importanza degli ospedali periferici che devono garantire alle persone, in particolare quando si vive su di un'isola, le necessarie assistenze salvavita sul luogo. Pertanto va rivista la politica sanitaria regionale e italiana, la quale non può concentrare solo in certi poli centrali le assistenze necessarie. I sindaci, le forze politico sindacali, si mobilitino a tale scopo evitando di avvallare differenze di trattamento anticostituzionali tra i cittadini, i quali hanno diritto a trattamenti sanitari paritari.
Dott. Mario Mellini