Siete mai andati a donare il sangue all’ospedale di Portoferraio? Beh, è un’esperienza da fare, non solo per il valore civico del gesto, ma anche perché permette di gettare uno sguardo su uno spaccato importante della nostra isola, ma in definitiva anche del nostro paese. Intanto ci sono le due operatrici, gentilissime, che ricordano a memoria ogni donatore. Al centro trasfusionale si fanno due chiacchiere e un po’ di pettegolezzi.
Poi si possono toccare con mano le contraddizioni del sistema sanitario: con una sciroccata da paura e temperature sopra la media, all’ospedale i riscaldamenti sono accesi, ovviamente con le finestre aperte per il troppo caldo. Uno spreco reso ancora più amaro dal fatto che al centro stanno usando l’ultima scatola di guanti monouso e “poi chissà,magari ci fanno chiudere! Non ci comprano neanche più le penne.”
Mi chiedono di scriverlo, di parlarne, memori di quando lavoravo in televisione, perché lo spirito ancora c’è, la speranza di poter cambiare le cose anche.
Insomma, un’ora passata lì per donare il sangue, apre scenari, fa riflettere, ti fa sentire utile ma lascia anche l’amaro in bocca, nonostante la colazione offerta. Se mi fossi fermata alla donazione, avrei asciato la mia buona azione a metà, così ho scritto queste righe. Magari i riscaldamenti non verranno abbassati, e nemmeno comprate le penne, ma ci sarà almeno un lettore che avrà voglia di andare a donare il sangue, o no?
Alice Frateschi