“Le residenze napoleoniche dei Mulini e di San Martino sono entrambe provviste di giardino che si presenta di modeste dimensioni nel primo caso,di superficie assai più ampia nel secondo tale da giustificare l’uso del termine parco per indicarlo“.
Si apre con queste testuali parole pubblicato un articolo intitolato “La flora delle residenze napoleoniche a S. Martino ed ai Mulini: alcune considerazioni” scritto da Paolo Emilio Tomei (dipartimento scienze botaniche università di Pisa) e Patrizia Marracci (orto botanico comunale Lucca) pubblicato nel 1985 su “Il sistema museale dell’arcipelago toscano” fascicolo supplemento della rivista italiana di studi napoleonici (Giardini editori e stampatori. Pisa. Pg 157-159).
Gli autori continuano a scrivere che “nulla è stato detto sulla qualità, quantità od il periodo d’impianto delle specie vegetali che ne costituiscono o ne hanno costituito l’arredo verde attraverso il tempo, se si eccettuano pochi cenni riferiti agli aneddoti fioriti durante la permanenza di Napoleone all’Elba o relativi agli interventi del Demidoff”.
Dopo trentacinque anni tali considerazioni mi sembrano ancora molto attuali.
Aggiungo che il parco è in stato di abbandono come si evince dalla foto dove al centro appare visibile il tetto della “petite maison”, così chiamava Napoleone la residenza rustica in località S. Martino.
A San Martino il settore del parco retrostante le costruzioni è costituito da sclerofille sempreverdi della flora mediterranea che sono spontanee in quanto fanno parte della vasta superficie arborea della collina.
E’ un piccolo bosco –scrivono Tomei e Marracci-percorso da viali fiancheggiati da siepi di mortella (Buxus sempervirens L.) di impianto antropico come diversi esemplari di eucalipto (Eucalyptus globulus Labill.) e cedro (Cedrus sp.pl.) si incontra leccio (Quercus ilex L.), alaterno (Rhamnus alaternus L.), laurotino (Viburnum tinus L.).
Oltre alla flora sopra descritta gli Autori riportano nelle immediate vicinanze delle costruzioni la presenza di piante esotiche di impianto come la fusaria del Giappone (Euonymus japonica L fil.),il mirto crespo (Lagerstroemia indica L.), l’ibisco (Lagunaria patersonii G.Donn), la magnolia sempreverde (Magnolia grandiflora L), la fotinia (Photinia serrulata Sieb. e Zucc.), il pittosporo (Pittosporum tobira Thunb. Aiton fil.) ed altro ancora.
“Direttamente ricollegabili alla presenza di Napoleone sull’isola, oltre che la già ricordata flora spontanea - continuano a scrivere Tomei e Marracci – sono un esemplare plurisecolare di Olea europaea L. ,la pianta di maggior pregio di tutto il complesso,ed alcuni giovani polloni di Celtis australis L. derivati dal notissimo “Micocoulier”che la tradizione vuole messo a dimora dallo stesso imperatore“.
Questa la situazione trentacinque anni orsono ed oggi come stanno le cose?
Recentemente ho compiuto una passeggiata e la situazione è quella visibile nella foto:abbandono e degrado.
Deve essere fatto uno studio sulla “qualità e quantità” della flora attualmente presente nel parco e poi progettato un recupero di tutta l’area da immettere in un percorso da offrire ai visitatori della villa la quale fa parte del polo museale della Toscana con presenze registrate tra le più alte.
Un percorso dove storia e natura si abbracciano.
Contiguo al parco della villa è infatti il sentiero n 221 che conduce dentro la foresta demaniale di S. Martino e la collinetta di Castiglione dove è presente un sito archeologico abbandonato molto importante per la protostoria elbana il cui recupero ha una valenza non solo culturale.
Il prossimo anno che sta per iniziare sarà bicentenario della morte di Napoleone:quale momento migliore per iniziare un progetto di riqualificazione di tutta la zona?
Marcello Camici