Desidero riprendere il discorso iniziato su Elbareport del 28/11/2020 con l’articolo “Approvvigionamento idrico ed autonomia amministrativa dell’Arcipelago”, dove sostenevo che la questione idrica dell’isola non poteva non essere che multidisciplinare. Ora, visto che nel silenzio generale, l’acqua è stata quotata in borsa per la prima volta nella storia, mi ricredo e ritengo che l’Elba debba avere l’obiettivo di produrre l’acqua in loco, essere autonoma e per farlo non vedo altra soluzione che la costruzione di dissalatori oltre a quello della Piana di Mola. Mi rendo conto che la maggioranza degli elbani non concorderà con questo ragionamento.
Ma dall’acqua dipende la nostra vita, viviamo in un mondo in preda a una concreta crisi idrica, con elevati timori legati allo scioglimento dei ghiacciai, l’acqua è già minacciata da una popolazione in crescita, da un grave inquinamento legato all’agricoltura intensiva e all’industria mineraria.
Siamo fatti al 70% di acqua, la prima cosa che andiamo a cercare nelle esplorazioni è l’acqua. L’acqua come oro blu, secondo alcune previsioni 2 persone su 3 andranno incontro a privazioni di acqua dal 2025 La causa prima è il cambiamento climatico, ma anche l’altra tendenza, tutta umana, che porta a privatizzare, economizzare, finanziarizzare.
Ciò che è in una relazione distruttiva con la natura non è l’umanità in astratto, ma una società nella quale esistono meccanismi economici, disuguaglianze e responsabilità differenziate. L’aggressione alla terra viene da un particolare modello produttivo e su questo bisogna riflettere.
Riprendendo l’articolo: “l’acqua non ha nemici ma crea molti nemici”. Il controllo del Nilo è alla base di turbolenze dei paesi africani (Etiopia, Sudan, Egitto), senza dimenticare il Tigri e l’Eufrate la cui sorgenti sono controllate dalla Turchia, la Valle del Giordano. Tutti nomi fondativi delle civiltà umane. Altro esempio, il fiume Colorado, negli Stati Uniti, che sfocia in Messico, anzi è meglio dire che sfociava in quanto a seguito della costruzione di dighe lungo il suo percorso (la città di Las Vegas non esisterebbe senza l’acqua prelevata dal Colorado), ora non arriva più una goccia in Messico.
Ammesso e non concesso che come elbani apparteniamo a quel 33% di umanità a cui non dovrebbe mancare l’acqua – siamo lo stesso coinvolti, come ci ha insegnato la pandemia – la siccità, la carestia e le conseguenti guerre, sono alla base delle migrazioni, masse enormi di disperati si muovono tra i paesi e i continenti.
Ci vorrebbe una risposta politica forte, e c’è stata. Peccato che solo a parole. La risoluzione dell’ONU del 2010 ha posto l’accesso all’acqua potabile tra i diritti umani universali e fondamentali. In Italia nel 2011 si è svolto un referendum (l’unico negli ultimi 25anni che ha raggiunto il quorum) volto a porre un freno alla privatizzazione della gestione delle risorse idriche; l’acqua è sempre stata bene pubblico, e sempre lo sarà (oddio, speriamolo), ma quello che si voleva impedire è l’estrazione di profitto dalla distribuzione; i limiti però sono stati interpretati in maniera blanda, per cui di fatto quel voto non ha cambiato nulla.
La soluzione, allora, potrebbe arrivare dal privato, dalla famosa mano invisibile del mercato. Stiamo scherzando? Ovviamente si, ma ci sono davvero quelli che ci credono.
L’acqua è un bene scarso, mentre a noi la parola scarsità mette tristezza, agli economisti fa brillare gli occhi, perché bene scarso vuol dire bene economico. Bisogna decidere di sottrarre l’acqua dalle logiche di mercato. Ma qualcosa mi dice che la strada intrapresa sarà differente. D’altra parte, ci stiamo affidando a due delle maggiori certezze dei nostri tempi: il riscaldamento globale e la speculazione finanziaria. Cosa potrà mai andare storto?
Grazie 2020, ci mancava solo questa: dopo la pandemia, la morte di Maradona e Paolo Rossi, chiudiamo col botto. Vi assicuro, la notizia della quotazione dell’acqua in borsa, mi ha fatto accapponare la pelle. Una di quelle cose che fanno orrore al primo impatto; che poi cercando di capire meglio la questione sembrano meno strane e schifose; e che in fondo in fondo si rivelano essere davvero assurde e raccapriccianti come apparivano. Anzi, peggio.
Enzo Sossi