È ormai una mia consuetudine, nei messaggi augurali per email o con i conoscenti che incontro, dire:
“Speriamo che questo nuovo anno sia un “pochino” meglio di questo passato.”
Della serie... non aspettiamoci grossi cambiamenti, ma dato che abbiamo visto la situazione generale peggiorare di anno in anno, confidiamo in un barlume di luce per quello a venire. Usiamo il termine “speriamo”, perché come sappiamo “la speranza è l’ultima a morire”, ma solo sperare vuol dire demandare il nostro futuro a qualcosa, a qualcun altro, a un’entità superiore. A chi pensa che questo cambiamento in meglio debba venire dall’attuale classe politica mi sento di rispondergli con quella frase di Totò:
”Ma mi faccia il piacere!”.
Quello che voglio dire è questo: cos’è che facciamo in pratica noi affinché questo nuovo anno (mondo) sia migliore? Non possiamo essere spettatori di questa partita, perché siamo noi i giocatori in campo e le nostre mosse fanno il risultato finale. Siamo buoni solo a lamentarci, a vedere quello che non va dando la colpa agli altri. Sì, perché la colpa non è mai nostra. Poniamoci questa domanda:
“Quanta colpa abbiamo noi nel degrado di questa società e cosa facciamo attivamente per migliorarla?”
Non sono i discorsi a far la differenza, ma le nostre azioni, e di azioni sciagurate ne abbiamo fatte fin troppe. Oppure stiamo a guardare e mandiamo avanti gli altri.
“Vogliamo continuare così, o prendiamo la situazione in mano e facciamo qualcosa per il nostro futuro?”
La soluzione è semplice, ma non esiste la bacchetta magica per realizzarla. Intanto, se ci lamentiamo per quello che non va, dovremmo impegnarci per cambiarlo. Non diamo sempre la colpa agli altri, ma assumiamoci le nostre responsabilità. Non ragioniamo sempre in termini di “mio”, ma anche di “nostro”, visto che siamo una collettività. Siamo animali sociali e non siamo nati per vivere rinchiusi e isolati; sentiamo la necessità di comunicare con gli altri, di toccarli, di interagire con loro. Ma soprattutto, come insegna la fiaba che vi ho allegato “il ciglio del lupo”, dobbiamo essere meno razionali e più sentimentali, ragionando un po’ meno con la mente, usando più il cuore (anima). Siamo solo noi, con le nostre scelte nel presente, a creare la nostra realtà che inevitabilmente si ripercuoterà in “bene” o in “male” nel nostro futuro.
Nessuno può farlo al posto nostro!
Andiamo nel bosco come dice la storiella, non scappiamo dalle nostre paure, affrontiamole e scopriamo ciò che siamo veramente. Solo così potremo vedere il mondo e quello che ci circonda con occhi diversi, come succede guardando attraverso gli occhi del lupo nella favola...
”Altrimenti la nostra vita non avrà mai inizio.”
È giusto sperare quindi in un anno (futuro) migliore, ma è solo compito nostro renderlo tale.
Un felice anno a tutti voi
Roberto - Il tempo per riflettere
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IL CIGLIO DEL LUPO
“Non andare nel bosco, non uscire”, dissero.
“E perché no? Perché non dovrei andare nel bosco, stasera?” domandò lei.
“C’è un lupo grande grande che mangia le creature come te. Non andare nel bosco, non andare. Diciamo sul serio”.
Naturalmente, lei uscì.
Se ne andò comunque nel bosco e, ovviamente, incontrò il lupo proprio come le avevano detto.
“Hai visto? Te l’avevamo detto”, osservarono, soddisfatti.
“Questa è la mia vita e non una favola, stupidi che non siete altro” disse lei “io devo andare nel bosco, devo incontrare il lupo, altrimenti la mia vita non avrà mai inizio”.
Ma il lupo che incontrò aveva una zampa imprigionata in una trappola.
“Aiutami, oh, aiutami! Ahi, Ahiiii!” urlava “Aiutami, oh aiutami! Ti darò la giusta ricompensa”. Perché così si comportano i lupi in racconti di questo genere.
“Come posso essere sicura che non mi farai del male?” chiese lei. “Come faccio a sapere che non mi ucciderai e non lascerai di me le ossa soltanto?”.
“Domanda sbagliata” ribatté il lupo. “Devi soltanto credere alla mia parola”. E riprese a ululare e a lamentarsi. C’è una sola domanda che vale la pena porre, cara ragazza.
“Senti, lupo, correrò il rischio. Ecco qua!”, aprì la trappola, il lupo tirò fuori la zampa e lei gliela fasciò con erbe e foglie.
“Ah, grazie cara ragazza, grazie mille” sospirò il lupo.
E siccome lei aveva letto troppi racconti con cattivi finali, si mise a gridare: “Avanti, uccidimi pure e finiamola con questa faccenda”.
Invece no, non andò affatto così. Il lupo le posò la zampa sul braccio.
“Sono un lupo di un altro tempo e di un altro luogo” affermò. E, strappatosi dall’occhio un ciglio, glielo porse dicendo: “Usalo, e sii saggia. D’ora in poi saprai chi è buono e chi buono non è. Guarda semplicemente con i miei occhi, e vedrai con chiarezza”.“Per avermi lasciato vivere, ti permetto di vivere in modo che non puoi immaginare. Rammenta, c’è un’unica domanda che valga la pena porre, cara ragazza.
Così lei se ne tornò al villaggio, felice di aver salva la vita. E questa volta quando dissero: “Resta qui come mia sposa” oppure “Fa come ti dico” o qualunque altro consiglio, prendeva il ciglio del lupo e attraverso quello vedeva i loro moventi come mai li aveva visti prima.
La prima volta che il macellaio tagliò la carne, lei guardò attraverso il vaglio del lupo e vide che pesava anche il suo pollice. E guardò il suo corteggiatore che disse “Così come sono vado bene per te”, vide che non andava bene per niente al mondo. E così, in tanti altri casi, fu salvata da molte sventure.
Inoltre, con questa capacità nuova, non soltanto vide l’infido e il crudele, il suo cuore cominciò a crescere, perché guardava ogni persona e la soppesava in modo nuovo, attraverso il dono del lupo che aveva salvato.
E vide quelli davvero gentili e a loro si avvicinò, trovò il suo compagno e rimase con lui tutti i giorni della sua vita, seppe distinguere i coraggiosi e a loro si avvicinò, comprese le persone leali e a loro si accostò,
vide lo smarrimento sotto la collera e si affrettò ad alleviarla, vide amore negli occhi dei timidi e a loro si avvicinò, vide la sofferenza sulle labbra tese e ne corteggiò il riso, vide il bisogno nell’uomo senza parole, e per lui parlò, vide la fede in profondità della donna che diceva di non avere fede e la sua fede si riaccese.
Ogni cosa vide con il suo ciglio di lupo, tutte le cose vere e tutte quelle false, e quelle rivolte verso la vita, tutte le cose viste soltanto attraverso gli occhi di chi pesa il cuore con il cuore e non con la mente soltanto. Fu così che apprese che è vero quel che si dice, che il lupo è il più saggio di tutti. Se ascolti con attenzione, il lupo nel suo ululato, pone sempre la domanda più importante:
Non dove si troverà il cibo, dove si svolgerà il prossimo combattimento, né dove ci sarà la prossima danza,
ma la domanda più importante per guardare dentro e al di là, e soppesare il valore di tutto ciò che vive:
Dov’è l’Anima? Dov’è l’Anima?
Andate nel bosco, andate. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio.
Clarissa Pinkola Estes da “Donne che corrono coi lupi”