Una vita esemplare quella di Gina Martorella: meriterebbe un riconoscimento pubblico. Una super elbana, una super italiana.
Affermazioni forti che vengono spontanee scoprendo la vita di questa donna quasi 99enne, in grado di sconfiggere pure il Covid con 40 giorni di lotta. Ci ha raccontato, tramite figlia e nipote, flash del suo percorso esistenziale.
E' partita dal ricordo del genitore. "Mio padre Aristide Marortella, pascolava decine di capre tra San Piero e Piane al Canale di Sant'Ilario. E ricotte e formaggi genuini, fatti con le sue mani, erano venduti da Giulia e Rosita le quali raggiungevano a piedi, in inverno, Portoferraio, con i catini in testa pieni di latticini coperti da felci bagnate".
E Gina è ora ospite della Residenza sanitaria assistenziale di San Giovanni e sta molto bene e disegna con precisone alla faccia dei suoi 98 anni.
"Mia madre - dice Maria Rosa Spinetti, la figlia – E' stata autonoma fino a 3 anni fa. Poi l'età si è fatta sentire: la Rsa era necessaria perché ha assistenze qualificate". Gina è nata a Poggio ed è diventata sampierese da bambina e in quel paese campese, a 16 anni, si è fidanzata con Lido Spinetti. Dopo 3 anni si sposarono, in piena guerra mondiale, e un anno dopo partorì Maria Rosa e in seguito Piero. Ma non erano rose e fiori in quegli anni del dopoguerra: in tutta l'isola, per centinaia di elbani non restava che emigrare sperando di vivere più degnamente.
"Babbo Lido decise, - prosegue Maria Rosa- di andare in Piemonte a fare lo scalpellino. Partì da solo per trovare casa e poi lo raggiungemmo. Rimanemmo due anni, fino al 1952 a Rore, in provincia di Cuneo”. Poi il rientro all'isola e Lido insieme ad altri 12 uomini, tentò di valorizzare una cava di granito sotto San Piero. Non funzionò e stavolta l'emigrazione fu più decisa in direzione oltre le Alpi, in Svizzera.
“Con noi – prosegue Maria Rosa- venne anche Pasqualino, fratello di mamma Gina e quella nazione era stata scelta anche da altri sampieresi; lavoro sicuro e benessere per la famiglia". Anche in questo caso Lido raggiunse la Svizzera per trovare alloggio. Nel frattempo Gina a San Piero era super impegnata per arrotondare le entrate: ricamava, lavorava a maglia e dopo alcuni corsi diventò parrucchiera di successo. Era così pronta ad agire anche nel paese straniero.
“Raggiungemmo Lido impegnato come scalpellino – dice Gina – e io mi davo da fare con le mie “specializzazioni”. Diventai anche cuoca per diversi operai privi di famiglie, cosa che avevo già fatto in Piemonte. Non solo, aiutavo anche mio fratello Pasqualino che era con noi. Vivevamo a Arvigo nella Val di Calanca, un luogo angusto e dopo tre mesi riuscii a far emigrare nella Svizzera tedesca, tramite il prete locale, Maria Rosa che aveva ormai 15 anni. Raggiunse Glarus, presso una famiglia e così frequentò le scuole pubbliche”.
Era il 1958 e gli Spinetti rimasero isolati a lungo per una frana, e così si trasferirono a Grono. Lido andò a lavorare in un laboratorio del granito; la vita era migliore, buoni servizi, negozi e c'era pure assistenza sanitaria.
Gina incrementò i suoi impegni extra famiglia, iniziò a fare le camere presso la Clinica Ospedaliera San Rocco, diventò anche operaia in una fabbrica di caschi facendo saldature e anche lì faceva da mangiare per chi non aveva famiglia e ad altri amici.
Ed i suoi ricami? Furono molto apprezzati fino ad essere esposti nei negozi svizzeri. Lavorava incessantemente e le entrate in famiglia crescevano.
"Siamo stati 43 anni in Svizzera- conclude l'anziana della Rsa- Quindi siamo tornati all'isola e purtroppo dopo 66 anni di matrimonio il mio Lido è morto, sereno, a 88 anni".
"La mamma - spiega infine Maria Rosa - ha vissuto in modo eccezionale e la sua storia lo dimostra, senza mai trascurare nonostante i suoi tanti impegni, noi figli e il marito Lido, che ha tenuto come un principe. Io vengo sempre a trovare la mamma qui a San Giovanni, con mia figlia Fabiana e il suo bambino, Francesco di 7 anni, l'unico pronipote".
Gina ha pure tre nipoti; oltre Fabiana, il suo fratello Alessandro e Amos il figlio di Piero che è rimasto in Svizzera facendo carriera nelle assicurazioni.
Una storia esemplare. E altre ce ne saranno per l'isola, bisogna parlarne.