L'ultima domenica prima dell'inizio dell'Avvento, periodo di preparazione al Natale, presenta il brano di vangelo in cui Cristo – di fronte a Pilato - afferma che il suo regno non è di questo mondo.
Abituati ai regni umani (mondani), per capire le caratteristiche del suo regno occorre entrare nello stile di Gesù, così come ce lo raccontano i quattro evangelisti. Il re è Gesù Cristo: uomo per gli altri, con la pretesa di essere il volto di Dio e con la scelta di vivere guidato dall'amore universale, fino a perdonare i suoi assassini, indicando così la strada di salvezza dalla disumanità e dando lo Spirito come forza per percorrerla.
Va detto che il regno di Dio concerne ogni singola persona. Per il cristianesimo, il regno di Dio è dentro ogni persona e ciascuno è tempio-casa dello Spirito divino. L'uomo è chiamato ad aprirsi a questa realtà interiore, superando l'attaccamento a ciò che appartiene al corpo e alla mente (realtà in sé positive e necessarie) e raggiungendo lo spirito, quel sé profondo e autentico, e sperimentare così l'unione con il divino e la libertà, opposto della massificazione. Una libertà che rimanda alla responsabilità e alla socialità. Ogni religione è se stessa quando si pone al servizio di questa trasformazione dell'uomo verso la maturità personale. Anche se, talvolta, le istituzioni religiose si chiudono, temendo di perdere controllo e potere, questa corrente spirituale non si esaurisce e, periodicamente, emerge e produce cambiamenti verso l'autenticità.
La grandezza (“gloria” intesa come “peso”, consistenza) dell'uomo non deriva dalle appartenenze ma dall'essere sognato-amato da Dio, libero dall'attaccamento al prestigio, al possesso, alla superbia. Utile potrebbe risultare questa storiella raccolta da A. De Mello.
<<Una donna era in coma e stava morendo. Di colpo ebbe la sensazione di essere trasportata in paradiso e posta di fronte al trono del Giudizio. “Chi sei?” le chiese una Voce. “Sono la moglie del sindaco”, ella rispose. “Non ti ho chiesto di chi sei moglie, ma chi sei tu”. “Sono la mamma di quattro figli”. “Non ti ho chiesto di chi sei madre, ma chi sei tu”. “Sono una maestra di scuola”. “Non ti ho chiesto che lavoro fai, ma chi sei”. E andò avanti così. Qualsiasi cosa rispondesse, sembrava che la risposta non fosse mai quella giusta. “Chi sei?” “Sono una cristiana”. “Non ti ho chiesto di che religione sei, ma chi sei”. “Sono una che andava in chiesa tutti i giorni e aiutava sempre i poveri e i bisognosi”. “Non ti ho chiesto che cosa fai, ma chi sei”. Naturalmente ella non superò l'esame, tanto che fu rinviata sulla terra. Quando guarì, decise di scoprire chi era e tutto
cambiò. Il tuo dovere è essere. Non essere qualcuno, non essere nessuno, poiché lì si annida la ingordigia e l'ambizione, non essere questo o quello, e lasciarsi quindi condizionare, ma essere e basta.>>
Il compito di ognuno è di “essere e basta”.
(21 novembre 2021 – domenica 34 ordinario)
PS – Questa rubrica settimanale compie un anno (52 domeniche). Ringrazio Elbareport che continuerà ad ospitarla. Sono incoraggiato da quanti la seguono, assiduamente o saltuariamente. Alcuni mi hanno contattato: cristiani, credenti di altre religioni, diversamente credenti, e quanti si autodefiniscono agnostici o atei. Devo dire che, tenuto conto delle inevitabili differenze, c'è un nocciolo (profondità, desiderio, domanda) su cui è più facile ritrovarsi e riconoscersi come persone, tutte sempre in ricerca e tutte sempre in cammino.
Nunzio Marotti