Il mondo se l’è cavata con la nuova variante del coronavirus Omicron, scoperta per la prima volta in Sudafrica, le nazioni ricche sono responsabili di non avere vaccinato i paesi poveri.
Lo sapevamo – eppure eccoci qui, il deficit di vaccino ha aperto la strada allo sviluppo di nuove varianti. Se con la retorica si potesse inoculare il mondo, oramai sarebbe fatto. Gli incontri al vertice risuonano di inviti all’azione, ma la consegna delle dosi promesse è in ritardo.
COVAX, la struttura globale per i vaccini, afferma di aver distribuito circa 500 milioni di dosi in tutto il mondo, ma il suo obiettivo previsto di oltre un miliardo entro la fine del 2021 sembra fuori portata. Vi sono problemi di produzione, di distribuzione e dell’accaparramento sfrenato da parte delle nazioni ricche.
Il direttore generale dell’OMS, Tedras Ghebreyesus, ha definito le scorte occidentali di milioni di dosi come una follia moralmente ripugnante ed epidemiologicamente pericolosa per potenziali nuove varianti. Solo il 7,5% delle persone nei paesi a basso reddito ha avuto almeno una dose di vaccino, mentre nelle nazioni ad altro reddito siamo al 63,5%.
A pochi mesi dalla nomina alla presidenza della Commissione europea, Ursula von der Leyen è diventata ostaggio della pandemia ed ha dimostrato le sue capacità di leadership per come ha affrontato l’emergenza di Covid-19. Inoltre, l’Unione Europea è tra i leader mondiali nelle donazioni.
La variante da coronavirus Omicron scoperta dagli scienziati sudafricani è un monito per il mondo, se fosse stata maggiormente letale e il vaccino meno efficace, avremmo dovuto affrontare l’arduo compito di ricominciare da capo.
La massima che nessuno è al sicuro finché tutti non son al sicuro non è mai stata più vera. Ma la nuova serie di divieti di viaggio verso i paesi dell’Africa meridionale sottolinea una tendenza: l’individualismo di ogni paese a fare per sé che in tempi di pandemia non può che avere effetti devastanti. Solo rimanendo uniti c’è la faremo ad uscire dalla peste del XXI secolo.
Enzo Sossi