Ancora una riflessione sull'incontro del 18 febbraio alla Mammoletta-Exodus con il prof. Francesco Cappello.
Francesco è una persona sapiente, uno studioso appassionato e rigoroso, non convenzionale. Non è un accademico, non ha scelto solo una parte dello scibile umano da indagare, come impone il riduzionismo meccanicistico in voga crescente da Cartesio in poi. Lui è un esempio per tutti noi, perché dimostra che la conoscenza può, e dovrebbe tornare ad essere, interdisciplinare, unire i puntini, in modo creativo, immaginativo, generativo ed esplorativo di relazioni e legami tra fatti, individui, gruppi sociali, spiritualità, etica e politica economica.
Nella migliore tradizione filosofica, dalla quale proviene questo siciliano, il sapiente, il Maestro, alla ricerca del principio primo, si occupa dell'insieme, osserva il particolare inserito in un tutto di relazioni. Niente di ciò che esiste è di per sé concepibile separatamente dal contesto e dall'osservatore.
La ricerca scientifica che si occupa di quanti, meccanica quantistica, lo sa dai primi del '900. Ma alle masse sono arrivate tecnologie avanzatissime che usano quelle conoscenze, si continua a descrivere per loro il mondo come un insieme casuale e caotico di oggetti separati e spesso in competizione. Nelle neuroscienze, che prendono in considerazione i fenomeni di entaglement, ad esempio, si considera che le reti neurali che continuiamo a concepire collocate nel cervello umano, sono invece diffuse in tutto il corpo. Le maggiori connessioni si hanno tra cuore e cervello ed esse sono fortemente e costantemente modificate dall'ambiente che l'umano frequenta.
Smettiamo di frequentare la guerra.
Fuori e dentro di noi, frequentiamo parole e azioni di pace.
Dall'emergenza della follia bellica autodistruttiva in Europa, più psicopatologica che semplicemente egoica, emergono anche forti e alti i cuori di chi non è rappresentato.
Noemi Alessi