All’alba del 16 gennaio al largo dell’isola di Pianosa un peschereccio di nome Mimma ha iniziato a imbarcare acqua e in pochi minuti è naufragato lasciando a galla solo la prua. Era il peschereccio dell’elbano e campese Giuseppe Tagliareni, uno dei tre naufraghi soccorsi dopo due ore trascorse in mare aggrappati alla prua, come hanno riportato le cronache di qualche giorno fa.
Per Giuseppe, Mimma non era solo una barca, era il suo lavoro e la sua passione, i cui frutti avevano il sapore familiare di una grigliata di mare nelle serate calde d’estate.
Ora Giuseppe non ha più una barca né un lavoro ma troppi soldi da dover pagare. Le operazioni di soccorso e di recupero che hanno permesso di salvare lo scafo hanno emesso fatture salate almeno quanto l’acqua di mare che hanno imbarcato. Diverse decine di migliaia di euro sono difficili da trovare senza un lavoro.
Tutti noi possiamo dargli una mano. Servono 30.000 euro per pagare le spese dei soccorsi e riparare Mimma.
Ogni aiuto è una goccia e se Giuseppe potrà tornare a salpare il mare non potrà mai dimenticarne neanche una.
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IT32U3608105138273333673340 di Tagliareni Giuseppe