L'architetto: “A Capoliveri si fa cultura di valore dal basso”, sua moglie storica dell'arte, “Ho ritrovato qua lo spirito del Palio”, l'agronomo “Tanti protagonisti nella festa, anche gli asini di un tempo”, il perito agrario ”Valide le relazioni dei capi rione” e pure il manager delle fiction. “Gli abitanti diventano attori professionisti di una fiction”.
Flash delle riflessioni dei 5 membri della giuria della Festa dell'uva 2024 ormai in archivio. Hanno attribuito 160 punti al rione Fosso, vincitore, poi il Baluardo -1, -2 punti la Torre, infine la Fortezza, i quattro rioni che trasformano il paese, per portare tutti nel passato per un giorno. Sentiamoli.
Alberto Scarampi architetto fiorentino: “Frequento l'Elba da quando avevo 11 mesi e ancora riesce a stupirmi. Capoliveri fa cultura di valore con i suoi abitanti, tutti orgogliosi della loro storia e delle tradizioni. Un onore valutare i quattro rioni che si contendono la statua del Bacco. La Festa dell'uva? Ne avevo sentito parlare. E' un evento teatrale e i palcoscenici sono le vie del paese. Affascinato dalle ricostruzioni sceniche, la scelta degli abiti e dagli oggetti esposti. Una regia collettiva magistrale che coinvolge i bimbi che giocavano nei vicoli. Toccante il ricordo di personaggi, come Luciano il ristoratore. Nel borgo gira il profumo delle pietanze appena preparate e si scoprono le cantine ricostruite gustando l'Ansonica, il Moscato o il Procanico. Poi il polpo lesso all'elbana, trippa e patate e i piatti poveri dei minatori. Gloria quindi ai 4 rioni, Vince uno solo ma sono tutti campioni”.
E Margherita Anselmi Zondadari moglie di Alberto: "Affascinante esperienza- dice la storica dell'arte di Siena, autrice di pubblicazioni- non conoscevo la sfida paesana in un luogo magico, circondato dalla natura verde che scende libera fino al mare, dove poi domina l'azzurro. Gli abitanti che trasformando i rioni sono artisti. Noi giurati, entrati per primi per le vie abbiamo ammirato ogni scena del passato: forte passione e dedizione. Spunti storici o racconti degli anziani, un risultato è avvincente. Grande orgoglio che si ripete ogni ottobre, notevole. Mi è sembrato di vivere una fiction. Da senese della contrada della Selva, ho ritrovato qua lo spirito del Palio: il senso di appartenenza, la solidarietà paesana ed anche divertimento, sorrisi, complicità".
Ed ecco Domenico Saraceno agronomo a Grosseto, pure Accademico dei Georgofili e membro dell'Accademia Italiana della cucina: “Forte la Festa dell'uva che esalta l'agricoltura, le tradizioni popolari e la storia di un territorio di nicchia. Un mondo ben diverso dalla Maremma. Piacevole immergersi nel passato e si esalta la produzione del vino, la cantina riprodotta nelle vie. Si ricordano i minatori i contadini e pure gli asini hanno un ruolo nella festa. Si formano i giovani delle 4 contrade con un legame sociale paesano, in contrasto col mondo globalizzato, tecnologico dei cellulari fino ad arrivare all'intelligenza artificiale. Vince la semplicità dei rapporti umani, i valori. Un plauso agli organizzatori, l'intero paese vive unito".
Passiamo a David Giacomelli, tecnico agrario: “Emozionato nel nuovo ruolo di giurato. E prima di arrivare, da Cerreto Guidi, dal mio studio di Perito agrario del settore vitivinicolo, ho cercato on line notizie sulla Festa dell'uva. Ho trovato qualcosa ma niente a che fare con quanto ho potuto ammirare con i miei occhi domenica 13 ottobre. Prima avevamo incontrato i capi rione e ci hanno spiegato le trasformazioni scelte per il loro ambiente, anche valide relazioni che poi ho studiato. Straordinario riportare un paese nel passato, una mobilitazione generale. Ringrazio la Pro Loco e il suo presidente Martino e tutti gli abitanti: una festa unica e spero in un replay con esperienze del genere. Sono entusiasta”.
E infine l'intervento del quinto giurato, il romano Giovanni Bernabei, manager della Luxvide, casa produttrice di celebri fiction: Don Matteo, Doc, Che Dio ci aiuti. Suo padre il compianto grande Ettore Bernabei, direttore della Rai negli anni '60 del 1900, “Ero un po' scettico – ci ha detto Giovanni - non conoscendo cosa andavo a giudicare. Ma ho apprezzato la dedizione di tutti i partecipanti all'evento folcloristico, l'accuratezza dei particolari e soprattutto la capacità di trasformare studenti universitari, bambini e adulti, in attori che parevano professionali. Una manifestazione davvero unica. Hanno assunto ruoli con grande capacità, senza altezzosità, con semplicità e slancio hanno riprodotto la storia, una sorta di fiction, che poi è il mondo di cui mi occupo. Così ho potuto giudicarli in modo professionale. Mi è piaciuta molto e spero di poter rifare questa esperienza. Ho conosciuto persone interessanti e ho avuto la conferma che il presidente Martino sa organizzare il tutto, con vera abilità".
Stefano Bramanti