Perché le Cinque Terre sono così incredibilmente interessanti da attrarre gli americani in vacanza? Me lo sono chiesto per anni, incontrando turisti in giro per l’Italia, o americani negli Stati Uniti reduci da viaggi nella nostra penisola.
Mistero. Eppure anche noi abbiamo il fascino di percorsi naturalistici, piccoli paesi arroccati sulle colline o in riva al mare, una tradizione marinara, una nostra tradizione letteraria, un arcipelago fantastico. Non si può nemmeno dire che il canale e la nave siano un ostacolo, perché arrivare alle Cinque Terre, anche via terra, è piuttosto complicato e fuori dalle rotte tradizionali.
Provare per credere. Se un americano sbarca all’Elba, di solito è uno studente o professore di qualche università americana con sede italiana a Firenze. Trovarne è raro, fino a pochi anni fa quasi impossibile, sembra che ci capitino per caso.
L’America ha un amore viscerale per l’Italia, per il cibo, la natura, l’arte, la lingua, ma l’Elba ancora non è inserita a pieno titolo nel circuito degli itinerari preferiti. Prima delle Cinque Terre, solo la Costiera Amalfitana ha il podio. Parte dell’immaginario collettivo, per chi dell’Italia ormai conosce già le capitali, regna sovrana nei programmi di viaggio per coloro che hanno già conosciuto il circuito Roma-Firenze-Venezia, e le campagne toscane e umbre. Chi ama la moda nomina Milano. Chi ha fatto il servizio militare in Europa conosce Napoli e le altre basi militari.
Che cosa manca all’Elba? La sua ubicazione, addirittura la sua nazionalità, sono alquanto vaghi. Credo che sia il momento perfetto per l’isola di ritagliarsi uno spazio riservato, un’attenzione diversa, un interesse nuovo. L’America è cambiata tantissimo negli ultimi trent’anni. L’americano dei vecchi tempi conosceva l’Italia alla “Dean Martin”, con un misto di poesia, amore ma anche tanti stereotipi antiquati, non c’era spazio per noi, ma adesso, per esempio, ovunque in America tentano di offrire un “espresso macchiato”, addirittura rigorosamente in italiano, sempre più preferito al vecchio beverone gigante di caffè acquoso. Si può pensare che io stia delirando, che c’entra un espresso con il turismo all’Elba? Il fascino di un’isola, sede di un presidio dello Slow Food, con tradizioni culinarie preziose, con cultura, arte, natura, trascina un turismo diverso.
Difficilmente troverete un americano arrostire al sole, hanno tutti il terrore del tumore alla pelle, e si annoiano sulla spiaggia. Li troverete la mattina presto o la sera a nuotare in mare, ma di giorno fanno i turisti, sportivi o culturali. Facilmente li troverete a tavola, a degustare un buon vino, e a scegliere tra diversi tipi di specialità regionali. Fino a pochi anni fa il libro “In defense of Food”, di Michael Pollan, non avrebbe avuto lettori, ora è diventato un best-seller.
Per un italiano questo manifesto del mangiare correttamente può sembrare un’ovvietà, ma per gli americani, che spesso chiamano “carbs” la pasta o le patate (cioè … carboidrati), o “vegan” un piatto semplicemente di verdura, l’Italia rappresenta davvero la via verso la salute, la longevità, la scelta di un regime alimentare ideale.
L’Elba ha un tassello in più da aggiungere alla lista dei grandi cambiamenti, per far dimenticare per sempre la fragile e ormai insufficiente formula “mare-sole”, approfittando magari proprio della famosa frase palindrome che invece ho sentito ripetermi per anni negli Stati Uniti, e che forse gli americani imparano a scuola, attribuita a Napoleone: Able was I ere I saw Elba. Sfruttiamola in occasione del Bicentenario napoleonico?
CP