"Sono stati documentati molti casi di effetti nocivi di campi magnetici provenienti da telefoni cellulari, telefoni DECT (i cosiddetti Cordless), Wi-fi, linee elettriche e circuiti domestici. Questi effetti includono un maggiore rischio di cancro, infertilità, effetti cerebrali e sintomi dell'intolleranza ai campi magnetici. Molte persone credono tuttora che, poichè l'energia di tali campi è troppo bassa per produrre un riscaldamento significativo, non possa dare luogo a effetti biologici. Tuttavia, oggi innumerevoli prove dimostrano che i campi magnetici alternati possono causare effetti biologici non termici (cfr. www.bioinitiative.org* e www.neilcherry.com). La spiegazione è che non si tratta di un effetto di riscaldamento, ma principalmente di un effetto elettrico sulla delicata struttura delle membrane cellulari elettricamente cariche da cui dipendono tutte le cellule viventi.
I campi magnetici possono indurre un flusso di correnti alternate attraverso le cellule e i tessuti viventi. Queste possono interferire con le normali correnti dirette e le tensioni elettriche che sono essenziali per il metabolismo di tutte le cellule. (......) La maggior parte degli effetti nocivi per la salute dovuti ai campi elettromagnetici può essere attribuita ad un'unica causa, ovvero che essi rimuovono alcuni ioni calcio (atomi di calcio elettricamente carichi) strutturalmente importanti dalle membrane cellulari e questo rende le membrane permeabili." (Andrew Goldsworthy, Phd.** Testo integrale su http://tinyurl.com/2nfujj).
Quale migliore introduzione per l'argomento "Wi-fi nelle scuole" e rischi per la salute umana connessi: su questo oramai sono numerosi gli studi scientifici e gli articoli su carta e online e molti di questi mettono in risalto numerosi dubbi e qualche certezza sui rischi per la salute di chi si espone, non sporadicamente ma abitualmente, alle onde elettromagnetiche non solo della telefonia mobile (ormai questo lo sanno anche i muri) ma, più di recente, anche del Wi-fi, la connessione ad internet senza fili. Tecnologia tanto di moda che, con particolare enfasi, prima il magnifico duo Brunetta-Gelmini e poi l'attuale Ministro della Pubblica Istruzione, M. Carrozza, ne hanno promosso l'adozione in tutte le scuole pubbliche d'Italia, quest'ultima finanziandone fattivamente con 15 milioni di euro la diffusione. Con altrettanta enfasi gli Istituti Scolastici ISIS Foresi e ITCG Cerboni di Portoferraio ci hanno dato notizia di essere stati ammessi a tale finanziamento (rispettivamente per circa 8.000 e 9.000 euro):
Un vecchio detto, frutto della saggezza popolare, asserisce che, almeno in certi casi, "è meglio avè paura che prendene"; oggi questo detto si potrebbe rendere in modernese col ben noto (ma forse non a tutti, purtroppo) Principio di Precauzione, lo stesso invocato nel 2011 anche dal Consiglio d'Europa e raccomandato a tutti gli stati membri quando ha invitato gli stessi a scoraggiare l'installazione di tecnologie wireless nelle scuole e nei luoghi pubblici in quanto tali sistemi non ritenuti sicuri per la salute umana, sulla base di numerosi studi indipendenti. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro oramai parlano di possibile cancerogenicità derivante da esposizione prolungate e ripetute nel tempo.
La promozione di tali tecnologie nelle scuole, naturalmente, qua in Italia è iniziata quando in altri Stati europei, come Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra, Francia ma anche in Canada e nella super tecnologica California, avevano fatto marcia indietro sulla questione, applicando saggiamente il suddetto principio di precauzione e tornando in molti casi alla connessione via cavo.
Con la stessa enfasi con cui è stato annunciato lo sbarco del Wi-fi nelle scuole elbane, oggi invece vorrei plaudire all'iniziativa dei docenti dell'ITCG Cerboni che (notizia di venerdì 17/1 nella cronaca dell'Elba de Il Tirreno) si sono dichiarati contrari a tale introduzione nel loro Istituto, basandosi appunto su ciò che si evince dagli studi e dai documenti del Consiglio d'Europa e dell'OMS, convincendo (pare) anche la Dirigente a fare un attimo marcia indietro e a valutare più attentamente la reale bontà dell'applicazione di tale tecnologia in ambito scolastico; tra l'altro, ci ricordano proprio i Prof. in quell'articolo, tra i vari disturbi imputati all'uso del Wi-fi, vi sono quelli dell'attenzione, dell'apprendimento e del comportamento, cioè.... proprio quello che ci vuole a scuola. Dunque un plauso convinto, perchè in tempi in cui questo tipo di "innovazioni" tecnologiche vengono acriticamente accettate ormai dalla grande maggioranza, meno male che c'è ancora qualcuno che , facendo appello ad un minimo di buon senso, invoca prudenza, che non vuol dire rifiuto in toto del progresso o cieco antimodernismo, ma cercare una via ad un progresso che non sia dannoso per la salute umana; in fondo per informarsi e acquisire conoscenze in ambito scolastico c'è sempre l'internet via cavo, come hanno riscoperto da tante altre parti.
Spero un giorno di poter plaudire ad una simile iniziativa da parte dei Prof. dell'Isis, ed ancora di più ad una eventuale da parte degli stessi studenti dei due Istituti (per ora) interessati, e perchè no, ad una presa di posizione dei genitori degli stessi studenti, in fondo è soprattutto del futuro e della salute dei loro figli che si sta parlando (fra l'altro vi è l'Associazione genitori Toscana che si occupa anche di quest'argomento: www.agetoscana.it vedi wi-fi a scuola no grazie). Spero che gli studenti si facciano una loro opinione ricercando, informandosi in rete e su carta, magari invitando a qualche assemblea d'istituto personalità che stanno studiando questa questione (ad esempio in ambito italiano una personalità di tutto rispetto su questi temi è il ricercatore Fiorenzo Marinelli, biologo del CNR); mi sembra in fondo anche un bell'argomento, un'argomento tosto da sviluppare in ambito scolastico. E poi, in certi casi,....è meglio avè paura che prendene.
Andrea Isolani
Note:
*Gruppo Bioinitiative, è composto da 29 scienziati tra cui tre ex presidenti della Bioelectromagnetics Society e cinque attuali membri della stessa. Nel rapporto aggiornato online, in 1479 pagine vengono analizzate le evidenze scientifiche esitenti: la conclusione è che abbiamo più prove di quante ne servano per comprendere come l'attuale esposizione ai campi elettromagnetici (non solo del Wi-fi) comprometta la salute delle popolazioni.
**A. Goldsworthy è stato professore associato, ora in pensione, dell'Imperial College di Londra, rinomato per la sua competenza su ingegneria elettronica e salute. Ha trascorso molti anni a studiare il metabolismo del calcio nelle cellule viventi e anche l'effetto dei campi elettrici ed elettromagnetici su cellule, tessuti ed organismi. L'articolo di cui sopra è stato pubblicato anche sulla rivista Nexus new time edizione italiana.