Nel bel volume di Michelangelo Zecchini “Elba isola, olim Ilva. Frammenti di Storia” - un libro che, per le tante novità che contiene, non potrà mancare nella biblioteca di chi ama l’isola e la sua storia - sono descritte scoperte clamorose. Mi limito a citarne una. L’Elba una volta (olim) si chiamava Ilva, ma tale toponimo non risale all’epoca romana, come si è narrato e creduto per secoli: in realtà è il nome più antico del nostro scoglio e precede di almeno due secoli quello di Aithàle, che i Greci gli dettero nel VI secolo avanti Cristo.
Le sorprese che il libro riserva sono tante. Provo a dare qualche anticipazione su questa antologia elbana di storia antica e moderna, architettura, geologia, paleontologia e paleoantropologia, di studi paesaggistici, di tutela e valorizzazione (talvolta non attuate) dei beni culturali.
Nel primo capitolo l’Autore ci presenta 37 saggi disposti in ordine cronologico come aggiornamento della sua basilare monografia “Isola d’Elba: le origini” pubblicata nel 2001. Però nel nuovo volume ci sono anche intrusioni (come le definisce lui) nella storia medievale, rinascimentale, moderna e contemporanea. A questa categoria appartengono saggi come “General Abbatucci e Pollux: due relitti, due tesori e tanti misteri” o come “Marciana Marina: storia dei Bagnetti di Viale Regina Margherita”, i quali - non è difficile prevederlo - diverranno fondamentali per gli studi futuri. Uno degli intenti principali del libro, si è detto, è quello di aggiungere le news in fatto di conoscenza storico-archeologica e paesaggistica, ma la forma è diversa: non più un intenso, specialistico repertorio, ma una serie di articoli, anch’essi con un forte substrato scientifico, ma più discorsivi e più accessibili al grande pubblico e per di più corredati da belle foto che di volta in volta permettono di coniugare storia e ambiente e di valorizzare quelli che, con felice immagine, sono stati definiti ‘i paesaggi della bellezza’. Già i titoli dei vari articoli sono accattivanti e invitano alla lettura. Chi, tanto per fare qualche esempio, non vorrebbe saperne di più sui pachidermi che popolarono la grotta di Reale presso Porto Azzurro, la cui storia attirò l’interesse perfino del grande filosofo Immanuel Kant; o sui “Giganti di pietra di 5.000 anni fa” disseminati nel versante meridionale del Monte Capanne; oppure sulla “Leggendaria città di Porto Argo” che forse in qualche angolo di Portoferraio c’è davvero?
Gli interventi (20 in tutto) che scandiscono il secondo capitolo, “Tutela e valorizzazione dei beni culturali”, sono sostanzialmente critiche ragionate, all’insegna di una capacità d’analisi che discende da decenni di mestiere, nei confronti di decisioni amministrative discutibili sull’Elba (per esempio la Gattaia e il WaterFront) e su Pianosa. Talvolta Michelangelo, per essere più incisivo, si affida al linguaggio di un’ironia sottile e corrosiva, come nel caso dei colloqui immaginari, magistrali, con due grandi personaggi del passato (“Annibale agli Elbani: che gli dei vi siano propizi!” e “Cosimo I de’ Medici: Cosmopoli va rispettata come città del mondo!”). Altre volte applica la tecnica dell’inchiesta e redige veri e propri dossiers, documentatissimi, su problemi che più volte hanno occupato in modo superficiale le cronache. E’ il caso del restauro ‘conservativo’ (molti preferiscono chiamarlo restauro/shock) effettuato dalla soprintendenza ai beni archeologici della Toscana sui Bagni d’Agrippa a Pianosa, al quale sono dedicati ben cinque articoli. Essi sono tanto legati l’uno con l’altro che potrebbero essere raggruppati nel solo titolo “Su Pianosa, affinché non accada più”. Anche in questo secondo capitolo l’Autore non si limita alla storia antica, ma spazia fino al Medioevo e al tardo Rinascimento centrando il suo interesse, in particolare, sul castello del Volterraio e sulle fortezze medicee.
Il terzo capitolo (“Noterelle varie”), dedicato alla cronaca attuale, quella di cui siamo testimoni diretti, è articolato in 26 interventi scritti un po’ in libertà, equamente divisi fra pungenti critiche a certi modi di agire di singoli o di gruppi e gustosi divertissements, disegnati in punta di pennello, indirizzati alle mode oppure a questo o a quel personaggio. I beni culturali e paesaggistici fanno da contorno. Gli scritti sono per la maggior parte versus, ossia contrari a qualcosa o a qualcuno. Giuste e taglienti staffilate sono rivolte a chi copia con disinvoltura senza citare la fonte (“ Il delicato vezzo scientifico del copia-incolla”). Ma ci sono anche momenti pro, affettuosi, nei confronti di conterranei illustri (“Raffaello e Ambretta Brignetti, personaggi da amare e da rispettare”; “Caro Parco, Carlo Gasparri merita lodi”) o meno noti ma comunque da apprezzare (“Nanni mostra i suoi poetici dipinti”).
Il quarto capitolo (“Contributi”) contiene quattro saggi dovuti ad altrettante personalità da tempo innamorate dell’Elba e che sull’Elba hanno già prodotto studi di assoluto rilievo. Non c’è dubbio che essi costituiscano un valore aggiunto alla già alta valenza scientifico-letteraria del volume. Il primo saggio, “Le antiche Terre di Marciana, i valori nascosti dei paesaggi culturali”, porta la firma di Giuseppe Alberto Centauro, noto docente di Restauro architettonico all’Università di Firenze; il secondo, “Gli inumati della grotta di S. Giuseppe presso Rio Marina” è opera di Francesco Mallegni, già cattedratico di Antropologia presso l’Università di Pisa; il terzo, “Note sul paesaggio geomorfologico delle terre di Marciana all’isola d’Elba”, è dovuto a David Fastelli, giovane direttore del Centro di Scienze Naturali di Galceti (Prato); il quarto, “Quattro sassi o un santuario rupestre all’Isola d’Elba?”, è scritto da Dante Simoncini, studioso di religioni antiche.
Michelangelo Zecchini con il titolo ‘Frammenti’ dato al suo libro vuol significare che la ricostruzione della storia non può che avvenire così, per piccoli tasselli, comunque indispensabili per completare un mosaico di volta in volta più leggibile. Ma talvolta si tratta di frammenti davvero minuti perché la nostra indifferenza e il nostro menefreghismo, la distrazione o l’impreparazione di chi dovrebbe vigilare, preparano un terreno vellutato per ladri e predatori che la nostra storia la riducono a brandelli. Il relitto tesoriero del Pollux, martoriato/squassato/razziato, purtroppo docet.
Fabrizio Prianti