Egregio direttore,
lei sostiene che, attraverso i mezzi di informazione locali e nazionali, l’annoso problema dell’accesso alla Cala dei Frati è stato portato all’attenzione di tutti i grandi timonieri della Biscotteria. E questo a ripetizione, da una venticinquina di anni e passa e senza alcun risultato.
E poi si chiede se nelle mie “intenzioni amministrative” c’è anche quella di portare, finalmente, a compimento la titanica opera di riaprire un accesso per la Cala dei Frati. Per fare questo, dice lei, dovrei forse distogliere la mia attenzione, per qualche istante, dall’ascolto della Rificolona.
Posso assicurare che la mia amministrazione affronterà il problema di Cala dei Frati appena la logica delle priorità lo porterà di forza sul mio tavolo.
Per il momento mi limito ad osservare che per il fatto stesso che tutti i sindaci, di destra e di sinistra, degli ultimi 25 anni non lo hanno risolto – pur essendo persone serie e preparate- sono portato a credere che si tratti di una questione piuttosto complessa. Non si tratta di forzare un cancello o sfondarlo per aprire l’accesso alla spiaggia. Siamo in uno stato di diritto e tutto deve essere fatto legalmente. Le prometto che ce la metteremo tutta affinché quella spiaggia torni ad essere aperta a tutti i Portoferraiesi.
Quindi, accetto la sollecitazione e ringrazio, ma dovremmo stare ai fatti e anche ai tempi: venticinque anni di lotte senza alcun risultato? Non sarà colpa di nessuno, ma (e qui lei, direttore, sarà d’accordo con me ) non possiamo dare la colpa alla Rificolona che dura solo 3 minuti.
Con stima
Mario Ferrari
Caro Sindaco
La ringrazio della risposta, ma mi corre l’obbligo di una replica sulla “vexata questio rificolanae” e (più seriamente) sulla generale vicenda della Cala dei Frati.
Non mi pare di aver affermato che l’esecuzione operettistica andava a discapito della operatività della amministrazione, che l’abbia distratta da più importanti cose: ho scritto solo che le gioiose note della Rificolona bene si presterebbero ad essere suonate il giorno della eventuale “liberazione” della Cala dei Frati, prendendomi peraltro gli augusti rimbrotti di una sua supporter, che carinamente mi ha definito “infinitamente ignorante”, perché a suo parere non ho contezza né dell’opera del Maestro Pietri, né soprattutto di quella di quel gigante della letteratura mondiale che fu il commediografo fiorentino Augusto Novelli del quale – ebbene lo ammetto – non ho letto le cinquanta commedie scritte in vernacolo.
Non mi sogno poi di istigarla a forzare cancelli o recinzioni - che hanno messo - tra l’altro anche visivamente - in gabbia il mare (ma questo è ancora un altro discorso); chiedo a lei, come ho fatto con i suoi predecessori, di ripristinare un diritto di accesso ad un bene comune dei portoferraiesi e dei loro ospiti, in linea con quanto sentenziato in materia (a proposito di Stato di Diritto) almeno in un paio di occasioni dalla Corte di Cassazione.
Convengo con lei che la questione è un po’ ingarbugliata, ma in un quarto di secolo (e passa) se insieme alla indubbia preparazione degli amministratori si fosse manifestata pure della buona volontà, c’era il tempo per sciogliere la più “attrigata” delle lenze ed anche il nodo gordiano.
Tanto più che mi risulta che gli stessi proprietari delle aree sovrastanti la spiaggia avrebbero maturato la disponibilità a venire incontro alle esigenze manifestate a più riprese sia da molti cittadini che dalle più importanti associazioni ambientaliste nazionali.
Circa le priorità è ovvio che i cittadini hanno incaricato lei di stabilirle, ma mi permetto solo di chiederle di riflettere in primo luogo su quanta “pessima immagine” ha determinato e determina per la nostra città la non fruibilità di quella importante frazione del suo patrimonio, ed al contrario sul positivo “ritorno” che sarebbe determinato dal suo “recupero sociale”.
Ricambiando la stima
sergio rossi