Come tutti gli altri tantissimi proprietari di seconda casa all’Elba, pago fino all’ultimo euro le imposte comunali, peraltro alcune assai salate in rapporto all’effettivo periodo di soggiorno. Alla pari del trattamento riservato agli isolani residenti, mi sarei aspettato di essere esentato a vista dalla tassa di sbarco senza il ricorso al farraginoso iter burocratico presso il Comune di competenza. Per di più un inspiegabile velo di silenzi produce un circuito di disinformazione: non sei avvisato sulla possibilità di esenzione né direttamente con le cartelle esattoriali, né indirettamente tramite manifesti o volantini nelle bacheche fornitissime di propaganda dei traghetti o presso le biglietterie nella stazione marittima. Nonostante il buon diritto all’esenzione, verso volentieri il tributo alla speranza di un migliore futuro per l’Elba, anzi sarei disposto a pagare una tariffa maggiore se messo di fronte alla prospettiva di un radicale intervento contro i cronici disservizi del territorio.
Ora risulta che la tassa di sbarco, entrata in vigore nel giugno dell’anno scorso, abbia procurato un’entrata di 400 mila euro solo nei sei mesi del 2013. A tutto oggi, il gettito complessivo potrebbe aver superato il milione. Un calcolo ad occhio e croce, non circolando alcuna documentazione di bilancio, secondo le regole della trasparenza, nei siti web ufficiali degli 8 Comuni che partecipano alla cosiddetta gestione associata del turismo dell’isola d’Elba (una forma di riedizione del soppresso APT) e che si dividono gli incassi.
Sull’impiego di questo consistente ricavato, si ha la sensazione che ci sia una specie di top secret. Tra i notiziari arretrati dei bene informati giornali online dell’Elba, appare un comunicato diffuso il 20 marzo us dal Comune capofila della gestione, Capoliveri, che annunciava la destinazione dei fondi riscossi con la nuova tassa all’avvio di “una poderosa campagna di comunicazione e promozione dell’identità del territorio attraverso tecniche e siti contemporanei ed innovativi”. In aggiunta, ho appreso dalla cortesia della collega giornalista Francesca Campagna (social media team leader della gestione associata) che la progettazione della campagna di comunicazione era stata realizzata da Maurizio Getz e Andrea Rossi, massimi esperti di “marketing digitale turistico territoriale” e appositamente incaricati. Per saperne di più su un progetto così rivoluzionario, la collega mi ha consigliato di rivolgermi direttamente ai due autori non essendo disponibile in proposito alcun documento di indirizzo.
Diversamente dagli scopi annunciati, fonti ufficiose rivelano che il gettito del 2013 e buona parte di quello di questo anno sarebbero stati investiti nella miriade di celebrazioni per il bicentenario dell’esilio di Napoleone, che avrebbero dovuto comportare oltre un ritorno di immagine anche un recupero delle presenze turistiche all’isola.
Mi permetto di ricordare agli addetti ai lavori che l’imposta di sbarco è stata introdotta nel 2012 con un emendamento del “decreto semplificazioni” dalla commissione finanza della Camera “per finanziare progetti turistici, servizi pubblici e beni culturali e ambientali nei Comuni delle isole minori”. Una formula ripresa pari pari nell’art. 4 del regolamento della gestione associata.
Più che lodevoli le intenzioni che potrerebbero soddisfare i 30mila elbani e i loro ospiti in un territorio governato, in attesa del Comune unico per legge, da 8 Sindaci, 44 assessori (1 ogni 723 abitanti), 124 consiglieri comunali (1 ogni 257 residenti) e 5 segretari comunali.
Romano Bartoloni