Terminata la mia esperienza di capogruppo di minoranza al Comune di Marciana, comune a cui mi sento comunque legato per averci lavorato negli anni ’80, pensavo di ritirarmi per sempre dalla politica, da cui, come tanti, visti i tempi che corrono, mi sento sempre più lontano (bei tempi quando votavo “scudo crociato” con il cuore, senza dubbi o tentennamenti!).
Ma l’ultima assemblea pubblica, del 10 novembre scorso, sul porto turistico di Marciana Marina, mi ha turbato profondamente, per cui, come sindaco “storico” di questo paese, sento il dovere morale di intervenire con un grido d’allarme da indirizzare ai miei concittadini.
Il 18 agosto 2014 il Consiglio Comunale ha adottato il progetto per la realizzazione del porto turistico. A proposito di tale data, prima di entrare nel merito del progetto, vorrei fare un’osservazione. È risaputo, e non poteva sfuggire a un politico di lungo corso come me, che le decisioni “agostane” vengono prese un po’ furbescamente, approfittando del fatto che al culmine della stagione turistica tutti i cittadini sono troppo impegnati e assorbiti dalle loro attività per seguire gli avvenimenti politici e amministrativi, sia pure, come in questo caso, vitali per il futuro di tutti. Da diversi anni ormai, ad esempio, il 12 agosto, festa della patrona del nostro paese, non è più dedicato alle cresime e alle prime comunioni come avveniva in passato, ma si preferisce rimandare tutto a mesi più tranquilli (ottobre, maggio) quando le famiglie, meno impegnate, possono dedicarsi a queste celebrazioni con più tempo e partecipazione.
Quindi, una decisione di tale importanza, che non dovrebbe assolutamente prescindere dal consenso popolare, presa nel periodo meno opportuno dell’anno, quando la gente è più “distratta”, non può non indurre a pensare male. Molto, molto male.
Il nuovo porto turistico, con quello che il progetto prevede sul mare (un pennello di 80 metri, alto da cinque a tre metri che parte dall’estremità della diga foranea, una diga di frangiflutto all’altezza dell’Hotel Marinella), con la pedana in legno ad allargare Viale Margherita e con le altre infrastrutture a terra trasformerà completamente il volto di Marciana Marina, con conseguenze difficili da prevedere.
Si dice che il porto turistico cambierà, in meglio, l’economia del nostro paese. Anche se in questo momento la nautica da diporto è in grave crisi, ammettiamo, come è probabile, che vengano più barche; ma quando il nostro paese, il lungomare che i nostri antenati ci hanno lasciato così bello, così unico, di cui siamo tanto orgogliosi, sarà completamente stravolto e snaturato, quando la sua bellezza, che è anche la nostra maggiore ricchezza, sarà stata gettata alle ortiche, siamo sicuri che verranno altrettanti turisti a comprare o affittare case, a bagnarsi nelle nostre spiagge, a mangiare nei nostri ristoranti o a passeggiare la sera?
L’esempio da seguire è Portofino dove non si sono neanche sognati di costruire un porto turistico o di alterarne le caratteristiche di antico borgo di mare. Marciana Marina non deve diventare come Rapallo, o come una delle tante altre località, magari attrezzate, ma anonime, sulla terraferma. Il nostro paese è unico e questa sua diversità, questa sua unicità deve essere a tutti i costi conservata. Se dovesse diventare un paese come tanti, perché mai i turisti dovrebbero sobbarcarsi i disagi e i costi del viaggio per arrivare fin quaggiù?
Sono molto preoccupato per quanto si sta prospettando e vorrei invitare gli abitanti e i frequentatori di Marciana Marina a far sentire la propria voce con l’Amministrazione, a non restare passivi, ma a provare a fermare con le proprie mani questo scempio, prima di un eventuale auspicato blocco da parte della Regione.
Il Comune, da parte sua, si impegni a non realizzare un’opera di impatto così devastante per il paese senza il consenso popolare; e i marinesi, prima di dare o meno questo consenso, abbiano ben chiaro quello che si va a toccare, perché indietro non si torna. Qui non si tratta di dire Sì o No al porto. Tutti quanti vogliamo che l’area portuale e i servizi siano migliorati. Ma si tratta di decidere se vogliamo distruggere un paese, e un paese bello come il nostro, per costruire un porto.
Non vorrei, amici marinesi, che arrivando nel nostro paese e vedendo muri, pennelli, gru, distributori, magari intorno ad una Torre rimessa a nuovo e tutta intonacata, non si sapesse più se siamo arrivati a Marciana Marina o se siamo ancora nel porto di Piombino in attesa di imbarcarci per l’Elba.
Pasquale Berti