Sul Tirreno non senza polemiche si sta discutendo delle province e del loro futuro posti di lavoro compresi. E se si nega dopo le assicurazioni del governo e della regione che essi siano a rischio è innegabile che nessuna sa ancora a chi andranno le non trascurabili competenze che le ‘nuove’ province non potranno e non dovranno più gestire. Comuni specie metropolitani e regioni provvederanno –si dice- a ripartirseli. D’altra parte si aggiunge da qualche parte bisognava pur cominciare a ‘falcidiare’ enti che hanno tradito la loro funzione con alti costi e scarsa efficienza. In questi giorni sono state presentate alcune classifiche di spesa delle regioni ordinarie e speciali e il quadro che ne risulta tutto consiglia tranne che affidargli ‘nuovi’ compiti in cerca di casa. Non più brillante la situazione dei comuni soprattutto piccoli e piccolissimi che dovrebbero anch’essi farsi carico oltre a quello che già prima è stato tolto alle comunità montane (anch’esse liquidate) e ora sarà tolto alle province.
Ne emerge un quadro non soltanto sgangherato ma allarmante perché conferma dopo le tante chiacchere sulle riforme a partire da quella del titolo V e del nuovo senato che il riassetto istituzionale è affidato alla ragioneria dello stato e ai suoi tagli. E gli effetti si vedono già perché proprio quell’area di mezzo intermediala la famosa ‘area vasta’ risulta sempre più penalizzata e paralizzata. Il che appare più sconcertante in territori come quelli toscani dove le province hanno svolto fin dai primi anni settanta -lo ha ricordato anche Enrico Rossi nel suo Viaggio in Toscana- che hanno saputo prima e meglio che in gran parte del paese mettere a punto politiche di collaborazione con i comuni e la regione fino ai suoi piani territoriali di coordinamento destinati ovviamente a non lasciar traccia. L’accentramento regionale come i rischi di un rilancio municipalistico non gioveranno davvero.
Concludendo e ricordandomi gli anni trascorsi in provincia e nell’Unione delle Province chi ha deciso in contrasto con la Costituzione e sulla base di una lista della spesa fasulla di liquidare le province avrebbe fatto bene a informarsi sul carattere e il livello della discussione sul nuovo ruolo delle province che all’indomani della istituzione delle regioni che impegnò da La Malfa a Berlinguer. Gli sarebbe stato molto utile e forse avrebbe sconsigliato loro solenni bischerate.
Renzo Moschini