All’Isola d’Elba l’imposta di sbarco è assegnata con il criterio di un’imposta di soggiorno, infatti, il gettito del tributo è assegnato a ogni singolo comune quantificando il 70% sul numero dei turisti ospitati nelle strutture ricettive “ufficiali” (il 60% fra quelli alloggiati negli alberghi e il 40% in strutture extra alberghiere) e soltanto il restante 30% in base alla popolazione residente. Si è perciò al limite della normativa poiché, mentre l’imposta di soggiorno è a carico solamente di quanti albergano nelle strutture ricettive, l'imposta di sbarco è versata da tutti coloro che acquistano il biglietto della nave di linea a servizio di un’isola minore. Insomma, ogni persona non residente, anche se ospitata in case private, versa alla Gestione associata per il turismo un euro, che da quest’anno salirà 1,50 euro. Per di più le ripartizioni penalizzano i comuni di Portoferraio e Rio Marina i cui territori sono maggiormente castigati dai traffici marittimi dove, l’andirivieni delle automobili, comporta forti spese per il mantenimento, il controllo e la vigilanza della viabilità, nonché dell’arredo urbano
La gestione associata della promozione turistica e dell'accoglienza per il turismo è nata alla fine del 2011, lo scopo era quello di supplire allo scioglimento dell’Agenzia di promozione turistica dell’Arcipelago toscano (Apt). La Gestione associata, inizialmente, venne finanziata dai comuni per 30mila euro. La svolta si è avuta il 15 luglio 2013, quando è entrata in vigore l’imposta di sbarco, pagata al momento dell’acquisto del biglietto del traghetto da tutti coloro che arrivano all’Isola d’Elba. Un introito che lo scorso anno è stato pari a 500mila euro. La ripartizione però non tiene conto né del numero delle case private, né delle difficoltà in prossimità dei porti di sbarco dei traghetti. Il comune capofila, cioè Capoliveri, sull’importo complessivo del gettito annuale, si trattiene una percentuale pari al 5% fino a un massimo di 25mila euro, per spese di gestione.
Lorenzo Marchetti