La stagione turistica batte la fiacca (la crisi è crisi per tutti!), comunque i consumi d’acqua sono in aumento, cresce il rischio della riduzione del flusso idrico, si paga il prezzo di una prolungata siccità. L’Elba, nonostante sia la tanto celebrata isola verde e il sottosuolo montano sia ricco di sorgenti, non è nuova al problema e soffre d’arsura puntualmente d’estate. Quando si arriva al top dell’affluenza l’acquedotto sottomarino, cordone ombelicale con il continente, e i pochi pozzi locali soddisfano a malapena le accresciute esigenze. Gli isolani la sanno lunga sulla Grande Sete, i turisti disinformati scoprono i rubinetti asciutti quando è troppo tardi.
Perché nessuno li mette in guardia? In internet,negli online, nella miriade di pubblicazioni, giornali, depliant,manifestini ecc. distribuiti ovunque a cominciare dai traghetti, non appare una riga per raccomandare il risparmio dell’uso dell’acqua. Forse si teme che si provocherebbe lo stato d’allarme e che si metterebbero in fuga i vacanzieri? Probabile, ma quanto costano i disagi improvvisi e non segnalati per tempo? La società erogatrice (il suo ultimo comunicato ufficiale ad uso interno è del 22 giugno us) potrebbe essere denunciata per interruzione di servizio pubblico essenziale, gli albergatori (in genere al riparo con una riserva nei depositi comunque da non sprecare) e affittuari di ogni livello potrebbero perdere i clienti ed essere chiamati a rifonderli.
Oltre al danno, il turista si prende la beffa dell’amara sorpresa e lo scorno di scoprire che l’Elba non è poi quel paradiso in terra tanto decantato.
Romano Bartoloni