L’allarme lo ha (ri)lanciato l’ex presidente della Regione Sardegna Mauro Pili (attualmente deputato di Unidos) che ha anche promosso una petizione indirizzata a Matteo Renzi denuncia: «I mari a nord della Sardegna diventano francesi. Con un blitz senza precedenti il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose al Nord della Sardegna. Un’operazione scattata nei giorni scorsi quando un peschereccio sardo una volta lasciato il porto di Alghero e raggiunte le tradizionali aeree di pesca al nord dell’Isola si è sentito intimare dalle autorità francesi lo stop immediato. Il messaggio è stato chiaro: fermatevi state entrando in acque nazionali francesi in base all’accordo internazionale sottoscritto dal governo italiano da quello francese. Le autorità francesi non ci hanno pensato due volte a fermare l’imbarcazione sarda. E’ solo così che tra ieri e oggi si è scoperto che un accordo internazionale siglato dal Ministro degli esteri francese Fabius e quello italiano Gentiloni aveva ceduto porzioni infinite di mare alla Francia, guarda caso quelle aree notoriamente più pescose e battute dalle imbarcazioni della flotta sarda».
Veramente l’accordo Italia-Francia sui confini marittimi era (ri)venuto fuori a gennaio, quando i francesi avevano sequestrato il peschereccio italiano Mina perché aveva violato il nuovo trattato bilaterale tra Italia e Francia, ratificato dal Parigi, ma non ancora da Roma, un trattato firmato addirittura il 21 marzo 2015 a all’Abbaye aux Dames de Caen, in Basse-Normandie, dal nostro ministro degli esteri Gentiloni e dal suo collega Fabius Laurent Fabius e che prevede modifiche ai confini marittimi tra i due Paesi: la “Fossa del Cimitero”, dove è stato fermato il peschereccio ligure, e il pezzo di mare al nord della Sardegna passano alla Francia, l’Italia in compenso amplia la sua sovranità marittima nel Canale di Corsica, al largo delle isole d’Elba e di Capraia.
Di segreto c’è ben poco, visto che le foto della firma del trattato e la cartina dei nuovi confini sono stati pubblicati sul sito del Service hydrographique et océanographique de la Marine (Shom), che si occupa della materia per conto del ministero degli esteri francese, e che il Parlamento francese lo ha già ratificato. Il problema è che il trattato di Caen al Parlamento italiano, dove siede Pili, non ha nemmeno iniziato l’iter di ratifica parlamentare e che nessun parlamentare italiano si era preso la briga di capire cosa avessero firmato quasi un anno fa Fabius e Gentiloni in Bassa Normandia, almeno fino a che non è stato fermato il peschereccio ligure e poi rimandati indietro quelli sardi.
I pescatori liguri avevano accusato la Gendarmerie francese di comportamento piratesco e anche la Guardia Costiera e la Regione Liguria dicono di non essere state informate del trattato sui nuovi confini marittimi. E’ quindi scoppiato un caso diplomatico e politico sulla cessione di questa porzione di Mar Ligure, ricca di risorse ittiche, alla Francia e l’eurodeputata del PD Renata Briano, ex assessore all’ambiente della Liguria e che fa parte della commissione pesca a Strasburgo, ha portato il caso fino al Parlamento europeo.
Ora Pili si è accorto che il trattato e la revisione dei confini marittimi riguardano anche un’area marittima al nord-est della Sardegna e dice che «L’operazione maldestra e gravissima è stata compiuta in gran segreto e nessuna comunicazione è stata fatta ai soggetti interessati. Le stesse organizzazioni dei pescatori sono state colte di sorpresa», tanto che i pescatori si sono riuniti ad Alghero – e c’era anche Pili – per decidere quali azioni intraprendere. Secondo il deputato di Unidos, «Si tratta di un fatto di una gravità inaudita compiuta in dispregio non solo degli operatori economici sardi ma anche delle istituzioni. Il governo italiano ha scambiato la Sardegna come una colonia che si può cedere senza alcun pudore addirittura ad un’altra nazione. L’accordo siglato a Caen il 21 marzo del 2015 è stato fatto scattare nei giorni scorsi in modo unilaterale dalla Francia, considerato che lo ha già fatto ratificare al proprio parlamento. Non altrettanto ha fatto il governo italiano che lo ha tenuto nascosto e non lo ha mai sottoposto al parlamento. Un accordo che stravolge tutti gli accordi precedenti e particolarmente cede alla Francia una parte rilevante di specchio acqueo a nord est della Sardegna, comprendendo nella cessione gran parte delle acque internazionali da sempre utilizzate dai pescatori sardi. Le marinerie da Alghero a Golfo Aranci hanno sempre utilizzato quelle aree a mare senza alcun limite. Ora su quel versante il limite della Corsica passa dalle 12 miglia ad oltre le 40 miglia. Un’operazione gravissima sia sul piano economico che giuridica. L’alt della Guardia Costiera francese alle imbarcazioni sarde è un atto grave e senza precedenti che deve essere immediatamente risolto con la revoca di quell’accordo bilaterale Italia e Francia del 21 marzo 2015 dove sono stati rivisti i confini marittimi delle due nazioni. E’ un accordo che non ha nessun valore proprio perché non è stato ancora ratificato dal Parlamento italiano».
Il neo-sardista Pili sprizza nazionalismo da tutti i porti «E’ fin troppo evidente che il governo Renzi nel corso del negoziato l’Italia ha accettato la cessione di alcune importantissime zone di mare a nord ovest e a nord est della Sardegna. Un danno immenso per le marinerie sarde che risulta incomprensibile e inaccettabile. Sono sconosciute le motivazioni che hanno portato alla definizione di un accordo così penalizzante e soprattutto senza alcun coinvolgimento delle autorità locali e le stesse categorie produttive. Per questo motivo, il governo deve immediatamente intervenire presso le autorità francesi per far dismettere questo tipo di azioni di blocco delle imbarcazioni sarde».
A dire il vero la Francia ha già firmato 21 accordi bilaterali simili con altri Paesi sulle zone di giurisdizione marittima, come ad esempio per quanto riguarda i confini marittimi a Saint-Martin, un’isola delle Antille divisa tra Francia e Olanda, o con il Suriname per delimitare la sovranità della Guyana francese sulla foce del fiume Maroni.
Ma Pili avrebbe dovuto capire da un pezzo che qualcosa stava succedendo, visto che il 6 novembre 2015 la ministro dell’ecologia, sviluppo sostenibile ed energia della Francia, Ségolène Royal, aveva annunciato il raggiungimento di un accordo con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti italiano, Graziano Delrio, per proteggere il Canale di Corsica e «mirante a rafforzare rapidamente la sicurezza del trasporto marittimo nel Canale di Corsica». La Royal aveva evidenziato che «Il dispositivo proposto punta a ridurre i rischi di incidenti in una zona molto sensibile dal punto di vista ambientale. Permetterà di allontanare il traffico delle navi commerciali dalla costa e di separare i flussi in risalita e in discesa. Grazie ad una vigilanza accresciuta, permetterà una reazione migliore e più rapida in caso di urgenza». In un comunicato la Royal sottolineava che «Conformemente ai miei impegni, i negoziati condotti con il governo italiano hanno portato all’adozione di uno schema di regolamentazione del traffico marittimo nel canale di Corsica che comprende: l’allontanamento del traffico di navi passeggeri che servono Bastia a 3,5 miglia nautiche (6,5 km) dalla costa di Capo Corso e delle altre navi commerciali a 5 miglia nautiche (9,3 km) dalla costa. La creazione di un corridoio di 8 miglia nautiche (14,8 km) di lunghezza con separazione dei flussi delle navi da commercio che risalgono e discendono e di due zone di attenzione a nord e a sud del dispositivo». Se si guardano i nuovi confini marittimi tra Italia e Francia si vede che l’ampliamento di quelli italiani nel Canale di Corsica coincidono con quanto firmato da Royal e Delrio.