Caro direttore,
riprendo il tema proposto dal prof. Tanelli sulla identità elbana come valore culturale ed economico che sta alla base di qualsiasi ipotesi di fusione tra comuni. Sono completamente d’accordo che questo sia il punto essenziale: immaginare di sentirsi elbani e non appartenenti ad un comune o ad un altro. Del resto questo fenomeno si verifica tutte le volte che facciamo delle iniziative fuori dall’Elba, in questi casi scatta il sentimento di appartenenza all’isola più che al proprio comune. E’ un processo che però va coltivato, supportato, l’identità è fatta di tanti fattori che nel tempo si stratificano dentro di noi, di vissuti comuni oltre che di appartenenze. L’esperienza che come Consorzio stiamo sviluppando i questi anni sul tema dell’enogastronomia sta dando risultati che vanno al di là di ogni nostra aspettativa e le imprese che ne fanno parte provengono da Cavo a Patresi attraversando tutta l’isola. Quando proponiamo le ricette o i vini o i dolci li proponiamo come prodotti elbani, senza nulla togliere alle specificità locali, ma l’identità culturali sono multiple, siamo al contempo riesi, elbani, toscani, italiani, europei e questi differenti livelli non sono in contraddizione tra loro. Le origini di ognuno sono fondamentali a patto che non siano un limite, le istituzioni sono l’espressione di elementi culturali organizzati per dare risposte ai bisogni dei cittadini, non sono immutabili, debbono rispondere alle esigenze in un preciso periodo storico. Per quanto ci riguarda come Consorzio Elbataste promoviamo la cultura enogastronomica dell’Isola d’Elba e delle Isole dell’Arcipelago Toscano dalle origini fino alle espressioni odierne. Tant’è che fra pochi giorni terremo un convegno nella prestigiosa Accademia dei Georgofili che metterà in relazione gli scavi archeologici della rada di Portoferraio, la vinificazione dei romani e l’attualità dell’affinamento dei vini in anfora, questa è l’Elba ed è di tutti.
Valter Giuliani