Alcuni genitori ed insegnati mi hanno sollecitato un ulteriore parere nel merito specifico.
L’alunno con capacità di attenzione e di concentrazione esauribili dopo un’ora di lezione e volatili nelle ultime ore della giornata scolastica soffre particolarmente il tempo lungo e la settimana corta. Questa tipologia di alunni sono definibili iperattivi in un linguaggio conosciuto dai più e per il loro modo di essere vengono (ancora oggi) penalizzati da una didattica sorpassata che si fonda essenzialmente sulla oralità della lezione frontale a cui segue la verifica nozionistica ed individuale. Non sono le 4, 5 o le 6 ore del tempo scuola a penalizzare questi alunni ma il misconoscimento (non volere guardare gli evidenti aspetti di un fenomeno) dei loro Bisogni Educativi Speciali (BES), da parte della famiglia ed in particolare da parte di docenti spesso non aggiornati.
Dal 2010 ad oggi alcune leggi dello stato e normative del Ministero dell’Istruzione prevedono proprio per i BES una Programmazione Didattica Personalizzata (PDP) che DEVE essere predisposta da consiglio di classe e concordata con la famiglia entro il 15 dicembre dell’anno scolastico in corso.
I ragazzi BES rappresentano il 25-30 % degli alunni di ogni classe del ciclo scolastico inferiore. Fra le misure didattiche del PDP è possibile attivare la flessibilità/riduzione dell’orario scolastico, magari a giorni e settimane alterne per evitare sistematiche assenze in singole materie. Così oggi la normativa sulla scuola può prevedere per gli alunni iperattivi l’uscita anticipata in giorni stabiliti. Oggi la scuola può e deve adoperarsi per promuovere un percorso didattico finalizzato al benessere ed al successo scolastico di ogni singolo alunno.
Come genitore il mio parere vale uno ed il mio “uno” si è sommato ad altri per formare la maggioranza favorevole alla settimana corta. Ringrazio i genitori del musicale che hanno profuso il loro tempo ed impegno per studiare un orario più funzionale per i nostri figli. Questo operare insieme scuola-famiglia mi sembra la strada giusta.
Certo non ringrazio che “grida” le sue ragioni (che sarebbe meglio definire “pregiudizi al cambiamento”), chi non accetta quando si vota che il proprio parere non vale più di uno, oppure chi insinua e minaccia ricorsi legali con il solo scopo di screditare il consiglio dei docenti e di istituto, che comunque lavorano per migliorare la scuola. A questi ultimi propongo un questionario consultivo di esito e di soddisfazione a conclusione del prossimo anno scolastico per rilevare opinioni e proposte delle famiglie, sostenute e documentate dall’esperienza fatta.
Claudio Coscarella