Come già scritto, è sempre più frequente leggere su giornali e blog, ed ascoltare dalle persone, appelli, a volte anche rabbiosi, agli elbani ed a se stessi, di unirsi per far sentire finalmente la propria voce, di vedere riconosciuta la propria specificità insulare, di far valere i propri diritti, anche se le soluzioni di getto espresse non sempre appaiono razionali : ma c’è in abbondanza di che giustificare, dopo anni di malgoverno locale e di sopportazione elbana.
Se, poi, a questo si dovesse aggiungere il malcostume politico generale ed i retaggi di mancata progettualità e programmazione del passato, la comprensione verso il comune sentire degli elbani non potrebbe che aumentare.
Tuttavia, una volta esaurito il “mugugno” e la tiritera delle lamentele e dei pianti addosso, qualcosa dovrà pur essere fatto per iniziare a cambiare le cose ed a costruire il futuro !
Innanzitutto, nel contesto geopolitico e socioeconomico attuale, non è assolutamente pensabile, che piaccia o no, ipotizzare un ancor più radicale ed orgoglioso “isolamento” rispetto al mondo o la rinuncia a ricercare sinergie e concorsi di sforzi comuni per ottenere risultati.
Tutto il resto sono solo chiacchiere e parlarsi addosso.
Allora, tanto per essere chiari: il Comune unico, di per se, è una panacea, per di più la sola, per tutti i mali dell’Elba ?
Assolutamente no, sarebbe falso ed irresponsabile il solo ipotizzarlo : non esiste alcuna “formula” che da sola, senza essere accompagnata da un adeguato progetto, da una efficace organizzazione, da una valida squadra di governo, da una leale concertazione con le forze sociali e dalla partecipazione dei cittadini, possa pensare di affrontare e superare le complesse e critiche contingenze attuali e rispondere alle lecite esigenze di servizio e di tutela espresse dalle persone.
Si chiederà : d’accordo, ma dov’è tutto questo ? E’ vero, deve essere tutto, o quasi, costruito, ma rimane la sola strada da percorrere, non per disperazione ma con convinzione.
Nel frattempo ho avuto anche modo di leggere, finalmente, quell’articolo di agosto del Sig. Casciano, già Presidente del Tribunale dei Minori di Firenze, che lo stesso estensore, in calce ai miei articoli sul tema, mi ha sempre stato invitato a fare. E bene ho fatto, perché mi ha arricchito di un’altra posizione del fronte del NO, ma mi ha contemporaneamente ancora più convinto delle ragioni di un SI.
L’articolo in questione ha contenuti, per quanto da ingegnere possa comprendere, molto probabilmente irreprensibili sotto il profilo giuridico e della interpretazione e della applicazione delle normative correnti ma, al contempo, assolutamente fuorviante dal punto di vista politico.
Il problema reale non è cosa recitino l’articolo 133 della Costituzione o l’articolo 6 della Legge regionale 6.10.2010 o quanto altro ancora con precisione esposto.
Il problema reale è che, di fronte alle emergenze economiche e sociali attuali, alla riduzione della capacità finanziaria degli Enti locali, al taglio dei servizi essenziali (per gli elbani fin troppo evidente e misurato sulla propria pelle quotidianamente), alla sempre più diffusa difficoltà di arrivare a fine mese, cosa diremo ai nostri amministrati ? Che si leggano, per consolarsi, il testo (amorevolmente diffuso) della Legge regionale suddetta o del D.L. n. 267/2000 ?
Per carità, le leggi vanno rispettate ed applicate ma, come tutti dovremmo sapere, le stesse leggi sono frutto degli uomini (e, quindi, non divine) , dei tempi (e, quindi, non eterne) e delle culture vigenti (e, quindi, non immutabili) : esse possono e devono essere modificate per adattarle alle vitali esigenze del momento e delle persone, visto che il contrario appare un poco più difficile.
Anche questo è un lavoro da fare, il cui percorso appare oggettivamente ancora abbastanza buio.
Ho già scritto che la semplice formula “Comune Unico” non potrebbe risolvere magicamente, di per sé, tutti i problemi senza ulteriori notevoli sforzi congiunti, anche da punto di vista legislativo, quindi.
Tuttavia, se la formula “Comune Unico” di per sé non rappresenta né panacee né garanzie assolute di successo, è, tuttavia, un ottimo punto di partenza e di presa di coscienza collettiva, per non ripetere quanto da me già scritto in altre occasioni; invece, nello scenario politico e socioeconomico attuale (per chissà quanto tempo ancora), è certo che la logica della frammentazione e della dispersione di risorse rappresenta un insostenibile ed incosciente lusso che non potrà che ripercuotersi negativamente sulla popolazione e sulle economie.
Paolo Di Pirro