Di sicuro sarebbe un altro e più clamoroso fiasco ripartire, come facemmo dopo le ultime elezioni amministrative, e da più parti si continua a fare come a Pisa, dal conteggio renziani, gelliani e via sbriciolando. Qualcuno ho visto ha riscovato persino Bertinotti.
Anche in politica –e noi toscani dovremmo saperlo meglio di altri- per i bischeri non c’è medicina. Non meno bislacca l’idea di ripartire dal 40 o dal 60 per cento a seconda dei gusti. Meglio ripartire finalmente dai problemi. E io qui vorrei farlo con l’ambiente che in Toscana ha sempre giocato anche sul piano nazionale –sebbene non tutti i nostri attuali esponenti regionali spesso non sembrano ricordarlo- un ruolo determinante. Il referendum lo ha riproposto in termini chiaramente e dichiaratamente ‘punitivi’ per le regioni e ‘premianti’ per lo Stato. Il testo è stato fortunatamente bocciato ma il problema resta in particolare per la nostra regione. Le grane ambientali hanno giocato infatti anche nelle recenti elezioni amministrative un ruolo rilevantissimo nelle sconfitte del Pd in vari e importanti comuni. Poche regioni come la nostra sono state in passato al centro di interesse culturale e politico-istituzionale, come Enrico Rossi ci ricordò in suo libro, e poche lo sono restate come la nostra. Con una differenza però rispetto a quegli anni ormai lontani, quando Antonio Cederna ci sosteneva nelle nuove politiche di tutela ambientale. Oggi in più d’un caso dirigenti e parlamentari del nostro partito non hanno trovato di meglio, quando personalità come Asor Rosa, sono intervenute criticamente su alcune nostre scelte che sbeffegiarle.
Neppure durante l’approvazione di alcune leggi regionali molto importanti sul paesaggio e i parchi che hanno visto impegnate autorevoli personalità come Anna Marson il Pd toscano ha dato prova di quella capacità e interesse che in altre stagioni ci era stata meritatamente riconosciuta. Provate a scovare qualche documento e iniziativa degna di questo nome. Falliti, come era inevitabile e facilmente prevedibile gli sporadici tentativi di istituire all’interno del partito un partitino verde, il resto è nebbia. Persino questioni che per noi erano state al centro –penso a Cederna ma non solo- di significative iniziative di tutela delle nostre coste marine ma anche di non meno importanti aree interne di montagna e collina, ci hanno visti riproporre stravecchie idee che a fatica e non sempre siamo riusciti a bloccare con la legge costata il posto alla Marson. Così mentre anche sul piano nazionale le cose nel governo del territorio sono andate sempre peggio malgrado le tante chiacchere, a partire dai ministeri, sull’importanza della greenconomy, fino alle recenti approvazioni in Senato di leggi come quella sui parchi che fanno a cazzotti anche con le politiche comunitarie. Intanto tra piste di Peretola e inceneritori e discariche varie, il partito toscano non batte ciglio se non per scaricare le colpe ora sulla sinistra dem ora sui rossiani. E’ così difficile capire da dove dobbiamo ripartire se non vogliamo collezionare altre batoste, che ci fanno rimpiangere un passato che vedeva il partito discutere nel partito e con il partito di queste cose. Per chi è interessato a questi problemi dove e a chi ci si deve rivolgere nel partito toscano e nelle altre realtà territoriali; alla Leopolda?
Renzo Moschini