L’assemblea di venerdi 7 sul Comune Unico è stata senza dubbio un primo appuntamento importante nel percorso che ci guiderà verso il referendum che vedrà tutti i cittadini elbani impegnati nel pronunciarsi a favore o meno del nuovo Ente che potrà sostituire gli otto comuni preesistenti. E’ stato un primo serio approfondimento di tutte le tematiche che interessano questo processo quanto mai importante per la nostra comunità.
Si è trattato l’aspetto economico e finanziario sviscerando i risparmi che si otterranno da tale unificazione amministrativa, nonché soprattutto le maggiori risorse, direi cospicue, sia regionali che statali che negli anni saranno erogate per premiare in modo significativo una iniziativa ormai inevitabile in un contesto nazionale e mondiale in cui la globalizzazione ci impone scelte conseguenti per essere veramente competitivi in un quadro di capitali a disposizione sempre più limitati. Si è configurato un ipotetico assetto istituzionale oggetto fondamentale dello Statuto che ordinerà il funzionamento del nuovo Ente locale che sarà messo a disposizione del Consiglio Comunale unico Tutti questi aspetti sono stati trattati in modo approfondito dai relatori che si sono susseguiti di cui ne faremo sicuramente buon uso. Mi vorrei soffermare in particolare su una questione che riguarda appunto l’aspetto istituzionale e che credo sia il nodo che lega in modo maggiormente sentito l’opinione pubblica elbana a questo processo per noi epocale: l’istituzione dei Municipi come contraltare all’istituzione del Comune unico. Per noi si tratterà di una vera rivoluzione culturale in cui da una visione estremamente localistica si dovrà passare ad una visione complessiva del nostro territorio senza dimenticare, però, le nostre singole connotazione storiche perché nella storia nulla si crea di veramente nuovo se si dimentica il passato come retaggio di tradizioni ed appartenenza. Si tratta dunque di coniugare queste due necessità e non sarà certamente facile. Si dovrà discutere molto di questo e dovranno essere coinvolti in modo capillare tutti i nostri cittadini perché si giunga ad una soluzione che sia il più possibile condivisa. Dovrà dunque essere uno statuto che contempererà diverse esigenze e che potrà essere nel tempo cambiato o rinnovato qualora l’esperienza lo suggerisca. Su questo vorrei esprimere la mia opinione che differisce in parte da quanto ipotizzato nello schema presentato dall’equipe del Prof. Carrozza, suggerendo anche qualche particolare in più. Concordo con l’assunto che sia necessario aumentare il numero dei Municipi senza, però, parcellizzare troppo il territorio, di meno con l’ipotesi sostenuta da questi ultimi relatori in cui si disegna il governo dei Municipi demandandolo a due Consiglieri municipali e ad un Presidente scelti fra i più votati nel territorio di competenza. Innanzi tutto lo statuto dovrà anche delimitare i confini di ciascun municipio e dovrà anche declinare in modo efficiente la necessità di un governo unico del territorio con l’esigenza di salvaguardare tradizioni ed appartenenza. Demandare la responsabilità di rappresentare i cittadini di un certo territorio esclusivamente ai più votati di una parte politica piuttosto che ad un'altra, magari in contrasto con la maggioranza espressa nel Consiglio Comunale unico, potrebbe portare ad un indesiderato ritorno alle schermaglie politiche che hanno caratterizzato fino ad ora la nostra vita amministrativa comprensoriale o addirittura se reiterata nel tempo ad una sua paralisi. Viceversa ritengo che il Presidente del Consiglio Municipale, che potrà anche essere composto da un numero maggiore di membri sempre a prestazione volontaria, debba essere espressione del Sindaco unico e nominato fra i Consiglieri di maggioranza del Comune Unico a cui dovrà comunicare tutti i pareri obbligatori o vincolanti del Consiglio Municipale. In considerazione di quest’ultimo aspetto, lo Statuto dovrà anche stabilire quali saranno le materie di carattere comprensoriale su cui il Comune unico avrà legislazione esclusiva, su quali materie il Municipio dovrà esprimere pareri obbligatori o anche vincolanti, su quale materie quest’ultimo Ente avrà competenze esclusive con parere obbligatorio del Comune unico. Le così dette Pro Loco a mio parere non dovranno avere competenze amministrative sia pure su limitati aspetti della vita pubblica, anche perché potranno anche essere a partecipazione mista pubblico-privata; semmai dovranno avere un ruolo informativo ed organizzativo, nonché di coordinamento tra le iniziative di promozione strettamente locali e quelle di carattere comprensoriale gestite da una Azienda di promozione elbana anche questa eventualmente a partecipazione mista che produca progetti e programmi di promozione di tutto il nostro territorio da inserire nella programmazione regionale complessiva.
Questo vuole essere ovviamente un mio modesto contributo ad un dibattito e un confronto che come ho accennato all’inizio dovrà essere il più ampio possibile e non certo limitato solo all’interno della Sala consiliare dell’auspicabile unico nostro Ente comprensoriale.
Michele Rampini