Tommaso Fattori è stato fra i promotori del vittorioso referendum del 2011 per la ripubblicizzazione del servizio idrico e fra i fondatori del Forum toscano e del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che in oltre dieci anni hanno elaborato ben tre proposte di legge d’iniziativa popolare per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua, due regionali (in Toscana nel 2005 e in Lazio nel 2013) e una nazionale, nel 2007. Oggi Tommaso Fattori è capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, e ricorda: “Il movimento dell’acqua ha scritto tre ottime proposte di legge, lo facemmo con un lungo lavoro collettivo. Nel 2005 fummo auditi nella commissione consiliare competente, per presentare proprio in Toscana la prima legge di ripubblicizzazione del servizio idrico e ne elencai i capisaldi ai consiglieri regionali di allora. Adesso ho un ruolo del tutto diverso, non rappresento il movimento dell’acqua, che è autonomo e trasversale, ma quella resta la mia storia. Per questo motivo, il cuore del testo che ho presentato è il medesimo dell’ultima legge del Forum, quella che avanzammo in Lazio. Una legge che fu sostenuta dalle firme di 40mila cittadini, oltre che da tanti enti locali, e che nel 2014 il consiglio regionale del Lazio ha approvato. Non chiediamo quindi nulla d’impossibile, solo la transizione verso un modello di gestione pubblica e partecipativa dell’acqua che tenga fuori i profitti e restituisca il controllo e il governo del bene alle comunità locali e ai Comuni”.
“Dopo una ventina d’anni, è evidente il fallimento del modello privatistico di gestione dell’acqua in Toscana per mezzo di società di capitali: le tariffe sono le più care d’Italia, gli investimenti sono ampiamente sotto il necessario e sempre inferiori rispetto a quanto programmato nei piani di ambito, ossia a quanto pagato dalle tariffe dei cittadini. Le perdite di rete sono enormi, persino aumentate negli ultimi 5 anni, per non dire dei chilometri di tubature in amianto da sostituire quanto prima. Allo stesso tempo, beffa delle beffe, le società dell’acqua toscane fanno circa 70 milioni di profitti l’anno, in larga parte distribuiti sotto forma di utili agli azionisti”.
“Si tratta adesso d’invertire la rotta e recepire finalmente i risultati del referendum del 2011 a favore di un servizio che deve essere gestito senza finalità di lucro, perseguendo obiettivi di carattere sociale e ambientale. Con la nostra proposta di legge vengono perciò istituiti due fondi per aiutare la ripubblicizzazione delle attuali gestioni e l’affidamento del servizio ad enti di diritto pubblico. Allo stesso tempo, ogni bacino deve dotarsi di un bilancio idrico che assicuri l’equilibrio tra prelievi e capacità naturale di ricostituzione del patrimonio idrico, al fine di preservare, anche per le future generazioni, un bene comune ormai in pericolo a causa dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici, dei prelievi eccessivi”.
“La nostra proposta di legge ha poi una seconda parte nella quale sono smantellati sia l’Ambito Territoriale Ottimale unico regionale sia l’Autorità Idrica Toscana. Delineiamo un modello decentrato, articolato in una pluralità di ambiti territoriali ottimali coincidenti con i bacini idrografici. Ciascun ambito sarà governato da un’autorità di bacino di cui fanno parte gli enti locali del territorio e in cui sono previste forme di partecipazione dei lavoratori del servizio e delle comunità locali, a partire dai comitati dell’acqua e dalle associazioni ambientaliste. Insomma, una forma localizzata di governo, indirizzo e gestione del servizio idrico, legata ai bacini idrici, agli enti locali, ai territori e ai loro abitanti.”
“La legge garantisce 50 litri gratuiti al giorno a persona, in ottemperanza all’importante risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite del 2010. L’accesso all’acqua potabile è infatti un diritto umano fondamentale e ogni persona deve poter fruire del minimo vitale giornaliero in maniera gratuita, grazie al contributo della fiscalità generale nazionale o in questo caso regionale. Ma non basta, perché la battaglia per l’acqua bene comune e contro la privatizzazione del servizio idrico non è solo contro le alte tariffe e contro i gruppi privati che fanno profitti sulla gestione di un bene vitale, ma è prima di tutto una battaglia di civiltà, in cui ogni territorio è chiamato a fare la sua parte per assicurare l’accesso all’acqua potabile a chi oggi, nel resto del pianeta, non ce l’ha. Ogni giorno muoiono circa 1.400 bambini per problemi connessi alla mancanza di accesso all’acqua potabile. Per questo la legge prevede un fondo di solidarietà internazionale destinato a progetti cooperativi, ovviamente al di fuori di ogni forma di profitto privato”.
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