E’ veramente deprimente evidenziare come, ancora una volta, il tema sensibile e fondamentale della Sanità, diventi uno strumento di scontro politico tra opposte fazioni o addirittura venga utilizzato come resa di conti interni.
Quasi tutti gli interventi ipercritici nei confronti del Piano sanitario, sono caratterizzati dalla assoluta mancanza di analisi dei problemi sollevati, in un trionfo di affermazioni qualunquistiche ed il più delle volte superficiali, quando non palesemente false, che denotano, come minimo, la totale mancanza di conoscenza dei problemi, indubbiamente complessi, che investono la Sanità elbana ma non solo.
Si continua a parlare, in maniera strumentale di “rete”, facendo passare questo concetto come un mezzo per affossare la sanità elbana, in una retorica pregna di frasi demagogiche, ma assolutamente priva di qualsiasi analisi reale di questo concetto. L’Ospedale di Portoferraio non è in rete. Quando si parla, impropriamente, di rete, si intende condivisione di risorse aziendali. In tutta Italia, in primis nelle regioni dove la Sanità è fiore all’occhiello, come la Lombardia e la stessa Toscana, già da molti anni vi è condivisione di risorse intraziendali (ed al Nord parliamo di aziende territorialmente molto ampie con utenze di centinaia di migliaia di cittadini). Anche all’Elba, da molti anni, vi è condivisione di servizi. Basti pensare ai servizi ambulatoriali di Otorino, Oculistica, Urologia. La condivisione delle risorse non è un esercizio di stile ma un’assoluta necessità, proprio per evitare le quotidiane trasferte dei pazienti elbani in continente, per accedere a servizi sanitari non presenti sul territorio. Ed è proprio in questa direzione si è mosso il nuovo Piano Sanitario. Da una parte cercare, laddove fosse possibile, di aprire servizi con medici stanziali sull’isola, che contrastassero l’inevitabile tendenza di migrazione sanitaria. L’arrivo di un nuovo cardiologo e l’apertura di tre nuovi ambulatori specialistici ne è assoluta riprova, grazie anche e soprattutto alla volontà dei validissimi professionisti sanitari operanti nel nostro nosocomio.
Dall’altra, la necessità di utilizzare risorse aziendali, le migliori, laddove non c’è la possibilità di averle, in loco, nel nostro ospedale. Ed attenzione, è proprio questo il principale e gravoso problema che attanaglia, non solo l’ospedale elbano, ma tutti gli ospedali periferici sul suolo nazionale. E’ recente l’allarme lanciato dal Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) e della Federazione Medici di Medicina Generale (Fimmg) sulla futura drammatica carenza di medici nel decennio 2017/2026, dove, a fronte del 70% di pensionamenti previsti dei medici oggi in servizio, non ci sarà ricambio, per la mancato accesso alle Scuole di Specializzazioni (attualmente i posti disponibili nelle Università italiane sono pochissimi) e ai Corsi di Formazione Specifica in Medicina Generale. Se, a livello di medicina generale, questa emorragia di medici rischierà di lasciare senza medico di famiglia entro 5-8 anni, ben 14 milioni di cittadini italiani, la mancanza dei medici ospedalieri rischierà di far chiudere moltissimi servizi, se non interi ospedali, cosa che in alcune parti del paese sta già avvenendo. Ed è altrettanto chiaro che gli ospedali maggiormente a rischio non saranno quelli delle grandi città, che rappresentano la prima scelta professionale dei medici, ma quelli periferici e delle zone disagiate.
Di fronte a questa realtà, che ha tinte veramente fosche, un amministratore serio non può far altro che prenderne atto e cercare di elaborare un progetto di politica sanitaria che sia il più possibile realizzabile, avendo come fine ultimo, la tutela del cittadino che rappresenta. E’ palese che l’Elba non potrà mai avere una propria totale indipendenza di medici. Ed i problemi, quelli veri e complessi, vanno risolti con i mezzi che si hanno a disposizione.
In tema di Sanità pubblica, si dovrebbero accantonare ideologie politiche, protagonismi personali, battaglia politiche più o meno intestine.
E’ senz’altro giusto, anzi auspicabile, uno spirito critico che possa portare un contributo ad una discussione così complessa. Ma si deve avere sempre ben chiara la cognizione e la dimensione del problema che si affronta, altrimenti diventa strumentalizzazione demagogica che va nella direzione completamente opposta a quella del buongoverno e della tutela della propria Comunità.
Gianluigi Palombi, Assessore Sanità, Comune di Campo nell’Elba