Considerando il periodo storico che stiamo attraversando, caratterizzato da una profonda crisi che attanaglia il mondo del lavoro, con investimenti ridotti ai minimi storici, appare davvero singolare l’iniziativa della sezione del PD di Rio Marina, la quale con la richiesta al Commissario Prefettizio di adoperarsi con l’Agenzia per il Demanio per il blocco del bando di locazione dei manufatti facenti parte delle officine San Jacopo all’ingresso dell’abitato, appare ancora legata ad uno schema ideologico che tenta di limitare le opportunità legate al rinnovamento ed allo sviluppo del tessuto commerciale ed imprenditoriale nel nostro Comune.Certe uscite da parte di chi si è sempre professato progressista, suonano anacronistiche ed incredibili nel loro tentativo di voler ancora una volta impedire sviluppo e cambiamento, quasi che non si siano avveduti della velocità alla quale il mondo si sta muovendo.
A questi conservatori va la responsabilità dei treni persi negli anni 80, quando si tentava, consapevoli di essere al canto del cigno, di difendere le attività minerarie, impedendo la conversione turistica del territorio, in tempi nei quali le risorse statali lo avrebbero consentito e condannando il versante Riese a rincorrere opportunità per i successivi trent’anni.
Con una iniziativa che a voler pensar male appare più una difesa di altri interessi, oggi si chiede di bloccare previsioni già inserite nel Regolamento Urbanistico approvato nel 2010 e per le quali non mi sembra allora vi siano state manifestazioni di piazza, senza considerare quale danno si rischia di apportare al mercato del lavoro locale.
Ci spieghi il circolo del PD quale è la direzione dello sviluppo del Paese di Rio Marina che sta progettando e con quali risorse lo vuole attuare.
Dalla data della chiusura delle attività minerarie, dalle giunte a guida PCI prima e DS poi, nulla è stato fatto ne per eliminare gli elementi di degrado residui delle attività stesse, ne per liberare dai vincoli demaniali le ampie porzioni di territorio tenute bloccate, rendendo disponibili adeguati spazi per le attività produttive ed artigianali, consentendo così l’avvio delle trasformazioni del tessuto urbanistico ed economico.
Quanto alla idea progettuale “fatta propria dal Parco Minerario” se davvero non esiste solo nei pensieri o nei sogni di qualcuno, la si mostri al pubblico contestualmente ai piani economici ed ai tempi di realizzazione unitamente alle previsioni di ricavi ed occupazione e si spieghi il perché sino ad oggi il progetto non sia ne presentato ne tantomeno avviato.
Personalmente, per quanto curioso, nel periodo in cui mi sono onorato di un ruolo attivo come membro del CDA della Società stessa, non sono riuscito a trovare traccia di detto progetto…
Resta il fatto che la trasformazione delle ex officine, qualora realizzato in tempi brevi costituirà invece:
- La eliminazione di un elemento di degrado all’ingresso dell’abitato, con contestuale eliminazione dei pericoli che sono costituiti dalle arrugginite strutture in lamiera che prima o poi in occasione di maltempo si distaccheranno andando a colpire qualcosa o qualcuno a caso.
- La ricostruzione di una struttura moderna, che possa rispettare anche i tratti caratteristici del passato industriale, valorizzando la storia del paese ma coniugandola con lo sviluppo di aree da troppo tempo abbandonate.
- Lavoro e quindi occupazione e quindi reddito e quindi gettito per l’Erario e gli Enti Previdenziali dal momento in cui si opererà per la demolizione e la realizzazione dei manufatti, sino alla messa in esercizio della/delle attività commerciali.
Nutro ancora la speranza che nel nostro paese, come in buona parte della nazione, termini la radicata tradizione di far guerra all’iniziativa privata ed alle imprese e che si avvii un circolo virtuoso di stimolo e sostegno in favore della creazione di posti di lavoro, infrastrutture e servizio perché è bene ricordarlo, in un paese senza lavoro non abita nessuno.
Maurizio Grazia