Il nuovo governo a trazione Lega-5stelle ha già annunciato una politica di riapertura, se non addirittura nuova edificazione, di carceri in Italia.
Il neo ministro alla giustizia Alfonso Bonafede ha recentemente affermato di voler spendere quanto necessario per “risolvere la questione carceri in Italia, la priorità sarà ristrutturare gli istituti attuali, che spesso hanno settori chiusi per assenza di manutenzione”. (Huffington post 7/06).
Lo stesso Premier Conte, come ha brillantemente descritto Patrizio Gonnella sul “Manifesto”, ha dedicato nel suo lungo discorso alle camere un passaggio sintetico sulla questione carceraria chiedendo più carceri e più certezza della pena.
Inutile ricordare che non è la certezza della pena (visto che in galera ci sono il 34% di detenuti in attesa di giudizio) ma la certezza di un processo definitivo in tempi equi e certi il vero problema italiano.
Detto ciò penso che ad ogni lettore di questa breve riflessione sia già venuto in mente quale è la domanda che aleggia fin dall’inizio: il carcere di Pianosa rientra in questo nuovo, ennesimo, pianocarceri che il governo vuole scrivere?
Per amore di verità dobbiamo dire che di nomi e numeri (e quando mai?) non se ne vede traccia.
Siamo sempre nella fase iniziale, quella degli annunci roboanti in salsa propagandistica. Il livello di guardia però si è alzato dal momento in cui si è giunti a conoscenza della volontà di riscrivere interamente i decreti attuativi di riforma dell’ordinamento penitenziario. In sostanza niente più pene alternative al carcere ma nuove carceri.
Come gruppo consiliare del Comune in cui risiede il carcere di Pianosa ci chiediamo se l’Amministrazione Comunale, sostenuta proprio dalla Lega, sia concorde ad una riapertura, eventuale, della struttura Pianosina.
Potrebbe sembrare una domanda prematura ma se guardiamo le date non lo è per niente.
Il 3 agosto scade il termine per il decreto legislativo (a meno di eventuali proroghe) e nel relax estivo potrebbe comparire, magicamente, un nuovo piano con dentro proprio Pianosa (fra l’altro già oggetto delle attenzioni del governo Monti).
Bene tenersi pronti, e non subire i processi provando invece a governarli. Ecco perché chiediamo all’amministrazione Montauti di chiarire fin d’ora la propria posizione.
Ci auguriamo, beninteso, che si alzi forte una contrarietà a qualsiasi eventuale decisione di riapertura del carcere in senso pieno, che prescinde dal colore politico. L’isola, già molto provata e ferita dalla scellerata politica edilizia dei decenni passati, non tollererebbe un nuovo impatto di questo tipo.
Lorenzo Lambardi
Capogruppo IdeaComune