Dopo quattro mesi dalle elezioni, il nuovo governo Lega-5Stelle ancora non dà segni di vita. Il Ministro dell’Interno ci racconta che l’emergenza nazionale sono i clandestini che vorrebbero invadere la Nazione –in realtà vogliono solo andare via dalle loro, in grandissima parte per sfuggire alla morte per fame-, e fa vedere che lui ha la forza e l’energia per fermarli: se devono morire, muoiano a casa loro. Il problema esiste, non c’è dubbio. Ma siamo proprio sicuri che in un Paese, il nostro, dove ci sono 7.500.000 di cittadini definiti “poveri”, e un numero ben maggiore di cittadini disoccupati o sottooccupati o comunque con lavoro precario; dove notoriamente le mafie e la malavita organizzata sono rilevanti forze di controllo dell’economia e dei poteri diffusi; dove è ben conosciuta una evasione fiscale raccapricciante che alimenta un debito pubblico elevatissimo; siamo proprio sicuri che il nemico da combattere per primo siano le Organizzazioni non Governative che raccattano i naufraghi per mare? (Tralascio per decenza la raffinata distinzione fra “rifugiati che hanno diritto all’accoglienza” e “migranti economici”, che vanno ricacciati nei luoghi di provenienza per giudizio quasi unanime dei commentatori –anche “liberali”, che dimenticano come i migranti italiani che hanno “invaso” il mondo dalla fine dell’‘800 in poi erano, per l’appunto, tutti “economici”, e davvero in larga parte controllati dalla Mafia siciliana.)
L’altro gemello, il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, nella situazione ora descritta, ha solennemente promesso che da domani si occuperà dei vitalizi degli ex parlamentari, per abolirli una volta per tutte. Speriamo che lo faccia, perché davvero non se ne può più di sentirlo. Credo che in una seria scala dei problemi del Lavoro e dello Sviluppo economico, quello -se non all’ultimo posto- non sia distante dal penultimo. Certo che sbandierare il privilegio (reale, ma peraltro fondato su leggi dello Stato) di qualche centinaio di vecchi eletti del Popolo può attivare il consenso di chi non solo non gode di alcun privilegio, ma anzi vede ogni giorno calpestato il proprio diritto alla dignità di cittadino: ma è un inganno indurre a pensare che l’abolizione del privilegio rimedi anche al diritto calpestato. La dignità dei cittadini si crea e si tutela appunto col lavoro e lo sviluppo economico, e con condizioni di lavoro giuste ed eque, e uno sviluppo che non si basi sullo sfruttamento, oggi riguardante un numero infinitamente più grande di lavoratori vecchi e giovani.
Per questo trovo penoso il contrasto dell’Opposizione di Sinistra ai primi vagiti del nuovo Governo. Di fronte a un immobilismo allucinante, a una inconcludenza che non può trovare giustificazione nella fase di rodaggio di una compagine messa insieme contro ragione e contro la natura dei partecipanti (a cominciare dal Presidente del Consiglio, che pare il pezzo migliore, ed è tutto dire); di fronte alla drammaticità della situazione dei lavoratori e dei non lavoratori, degli studenti, della scuola e degli Istituti di Ricerca scientifica; di fronte a una reazione senza remore della più miope arroganza dei “padroni” – come si diceva una volta- che aprono e chiudono o delocalizzano aziende senza trattative o preavviso, addirittura approfittando delle ferie dei lavoratori per metterli di fronte al fatto compiuto; di fronte a mutamenti epocali nella organizzazione economica e nell’organizzazione del lavoro, all’evoluzione tecnologica e alla possibilità di convertirla in strumento di liberazione del mondo del lavoro, l’Opposizione PD non trova di meglio che difendere i meravigliosi risultati dei Governi precedenti, così apprezzati dal popolo sovrano come mostrano i risultati elettorali.
La sola apparizione di Matteo Renzi in una qualsiasi occasione pubblica è un insulto alla strategia politica; ogni frase farfugliata dall’ottuso Marcucci (Presidente Senatori PD) o dal chierichetto Delrio (Presidente dei Deputati) –poco meglio- conferma la scelta di chi ha abbandonato il partito per stanchezza, per delusione, per noia.
La Sinistra deve staccarsi dall’abbraccio mortale dei poteri economici, nel quale aveva intravisto la sua emancipazione. E riprendere la strada abbandonata da troppo tempo della lotta per la giustizia sociale, per la distribuzione equilibrata dei redditi, per una politica che abbia un progetto di ampie prospettive corrispondenti alle grandi sfide del tempo presente. Basta con le lamentazioni e le punture di spillo (LeU). C’è da rimettersi a capo di un movimento che raccolga e rappresenti tutti coloro che sono oggettivamente oppressi dalla teoria e dalla pratica dell’accumulazione del denaro per se stesso, e che hanno solo bisogno di ricapire, tutti insieme, in che direzione si deve andare, anche riscoprendo la contrapposizione dura che può nascere solo da una forza consapevole e organizzata. L’alternativa è il coinvolgimento nel suicidio del capitalismo insensato che sta distruggendo le nostre società.
Luigi Totaro