La delibera “Art. 52 e seguenti della L.R. 10/2010 - Procedimento di Valutazione di impatto ambientale di competenza regionale relativo al Progetto di coltivazione e ripristino ambientale per l'ampliamento della miniera "La Crocetta", situata nel Comune di Porto Azzurro (LI), proposto da Eurit S.r.l.. Provvedimento conclusivo”, adottata il 7 gennaio dalla Giunta regionale su proposta del presidente Enrico Rossi, che consente all’Eurit Srl di rimozione di un’intera cima di una collina (circa 6 ettari ed una volumetria complessiva di 818.000 m3 di escavo), con un fortissimo impatto paesaggistico e ambientale, può essere tranquillamente definita un clamoroso esempio di ipocrisia politica e di negazionismo ambientale.
Infatti la Regione, dopo aver ammesso che sul procedimento di valutazione di impatto ambientale che comprende anche la Valutazione di Incidenza (Vinca) avevano ragione Parco Nazionale e Legambiente – contrari all’ampliamento della miniera - perché non è possibile «escludere con sufficiente certezza che il progetto considerato determini un'incidenza negativa significativa sugli obiettivi di conservazione dei siti ZPS “Elba Orientale” e SIR “Zone umide del Golfo di Mola e di Schiopparello” e su alcune specie e habitat tutelati dalle Direttive comunitarie», ha dato comunque l’OK all’ampliamento della miniera di eurite perché mancherebbero «alternative possibili» e il progetto di un’impresa privata deve invece essere realizzato perché esisterebbero «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale ed economica».
Quindi, lo sbancamento della cima di una collina potrà essere fatto «adottando le misure compensative ritenute necessarie a garantire la coerenza globale della rete “Natura 2000”». Misure compensative praticamente impossibili da realizzare, vista la complessità della rete ecologica dell’area e dei problemi posti da Legambiente e Parco Nazionale e dal comitato di cittadini che hanno proprietà al confine del nuovo enorme sbancamento e che verranno fortemente danneggiati.
Se si fosse adottato ,lo stesso criterio all’inizio degli anni ’90, quando l’Eurit chiese di ampliare la miniera di Marciana, a quest’ora avremmo una voragine che arriverebbe fino alla Cala, dove ci sarebbe un porto industriale per caricare il caolino al posto di una magnifica spiaggia e di uno dei più bei panorami del Mediterraneo. In compenso però avremmo due laghetti per la pesca sportiva alla trota come risarcimento ambientale e socio-economico. Fortunatamente allora i Comuni di Marciana Marina e Marciana si opposero a quello scempio insieme a Legambiente e poi ci pensò l’istituzione del Parco Nazionale a rendere vano ogni tentativo dell’Eurit di massacrare ambiente, paesaggio e biodiversità.
Ora, nel 2019, la Regione si conferma portatrice di una obsoleta politica estrattivista di stile trumpiano/sudamericano e consente a un’azienda che aveva avuto da poco la concessione di un ampliamento . rivelatosi poco produttivo per un errore di valutazione dell’Eurit . di rimuovere la cima di una collina, ammettendo che tra soli 10 anni il problema di tenere aperta quella miniera si ripresenterà e forse bisognerà inventarsi un altro “interesse nazionale” e altri aleatori risarcimenti ambientali.
Al contrario di quanto fecero Marciana e Marciana Marina, l’amministrazione di centrodestra di Porto Azzurro, spalleggiata dal PD, ha approvato tutto senza nemmeno attendere che terminassero i procedimenti di valutazione ambientale.
L’unica forza politica ad aver manifestato forti perplessità sul nuovo progetto di ampliamento della miniera è stata Sinistra Italiana che ha condiviso le ragioni paesaggistiche, economiche ambientali di Legambiente e dell’Amministrazione di centro-destra di Capoliveri.
Ma se il Pd al governo in Regione e il partiti di centro destra all’opposizione a Firenze e a Roma hanno fatto di tutto perché l’Eurit riuscisse a rimuovere la sommità di una collina, quel che fa impressione è l’assordante silenzio su questo distruttivo progetto delle due principali forze politiche elbane e Italiane: Movimento 5 Stelle e Lega, che pure governano questo Paese, con il M5S che esprime anche i due ministri che potevano essere interessati al caso: quello dell’ambiente e quello dello sviluppo economico. Ma evidentemente a M5S e Lega dell’Elba non hanno ritenuto utile perdere tempo a difendere ambiente, paesaggio ed economia… e chi tace acconsente.
Un’attenta lettura della delibera regionale racconta dell’impossibilità a convincere chi aveva competenza che rimuovere una collina può essere “risarcito” e racconta anche che, nonostante i proclami pro-ambiente, quando c’è davvero da cambiare paradigma economico si preferisce restare ancorati al passato, a una obsoleta concezione estrattivista (o restare in silenzio), facendo passare per interesse nazionale quel che in realtà sono palesemente gli interessi di una impresa privata che scava all’Elba materia prima, paesaggio e ambiente e li esporta a Sassuolo per farne piastrelle.
La delibera regionale, così come è scritta, si presta a numerosi rilievi e ricorsi e chi vorrà farli avrà il sostegno di Legambiente Arcipelago Toscano.