Con tutti ilimiti della stagionalità e della cronica insufficienza e precarietà di alcuni servizi essenziali, il turismo resta ed è l’elemento prevalente e determinante della nostra economia. Così come esso costituisce una dei pochi fattori positivi dell’economia del Paese, su cui, a giudicare dai più recenti dati, immanente incombe il rischio di una preoccupante recessione.
Anche per questo occorre che al turismo e alle ragioni che lo fanno essere così attraente in tutto il mondo, venga prestata maggiore attenzione, attuando politiche mirate e efficaci per la valorizzazione, la salvaguardia e il potenziamento del nostro patrimonio storico, ambientale ed archeologico, molto più di quanto non si sia fatto nel recente passato. In particolare occorre mettere in condizioni il ministero del Turismo di avere più risorse e maggiore autonomia e capacità operativa.
I precedenti governi avevano accorpato il ministero del turismo a quello dei beni culturali: non fu per la verità una scelta del tutto felice, perché pur traballante e assai poco efficiente quel ministero andava certamente riformato ma non accorpato, sia pure ad un ministero con il quale ha stretti punti di contatto.
Ma una cosa è la necessaria riforma, altra l’azzeramento, così come è avvenuto, su iniziativa del ministro leghista Centinaio, con il governo gialloverde. Dal primo gennaio, infatti, il ministero del Turismo è stato pressochè diluito, fino a quasi annullarsi, in quello delle Politiche agricole e forestali, su cui, tra l’altro, pesa il giudizio negativo del Consiglio di Stato, che nel parere scrive che “il turismo non può essere riguardato come funzione ancillare di altre funzioni statali, siano esse quelle riguardanti i beni culturali siano quelle riguardanti l’agricoltura, l’alimentazione e le foreste, ma semmai come legante di un coordinamento complesso tra tutte le forme di presentazione e di produzione del territorio italiano nella loro potenzialità di fruizione turistica”.
Purtroppo il governo Conte non sembra avere molto a cuore i problemi che interessano un settore che anche per noi elbani è di vitale importanza. L’unico provvedimento assunto in questi mesi è stata la proroga delle concessioni demaniali marittime e niente più. A chi si appresta a cavalcare l’onda del sovranismo rampante in vista delle prossime elezioni comunali, credo che gli elbani debbano chiedere di fare i conti con un governo a trazione leghista che ignora, se non addirittura penalizza, gli interessi degli operatori turistici della nostra isola, dagli albergatori ai commercianti e a tutti coloro che trovano occupazione nell’indotto, oltre che delle amministrazioni locali sempre più sofferenti per le scarse risorse disponibili da investire in servizi, personale, cultura e manutenzione urbana e ambientale.
Danilo Alessi