C’è qualcuno che abbia un’idea di come dovrebbe essere quest’isola tra dieci anni?
Mi correggo: c’è nessuno che abbia voglia di parlarne seriamente?
Seriamente sta per: “non basta affermare che ci vorrebbe questo o quello… all’Elba manca…”
No, la domanda è se c’è un’idea, un progetto di sviluppo per la terza isola italiana, elaborato e condiviso dalla maggioranza della popolazione residente.
Se non c’è, e mi pare che al momento non ci sia, l’alternativa è che qualcuno, da qualche altra parte, farà quel che può e quel che vuole, spesso sull’onda dell’emergenza, giustamente dico io, visto che da parte dei diretti interessati provengono richieste che somigliano più alle suppliche dei sudditi verso Cosimo I che a lungimiranti e unitarie iniziative politiche locali.
Visto che come la maggioranza degli elbani lavoro direttamente nel turismo da alcuni decenni, mi permetto di suggerire a chi intende rappresentare le sorti della nostra isola, alcuni punti che a mio avviso sono chiavi di volta per uno sviluppo economico e sociale dignitoso e possibile.
Ho poca fantasia, lo confesso e parto dal presupposto che l’Elba per i prossimi dieci anni rimanga un’isola basata sull’economia turistica.
Dato questo assioma, non possiamo né moralmente, né realisticamente, sperare che nei prossimi dieci anni continuino le guerre e i conflitti nel Mediterraneo, le quali ci hanno avvantaggiato rispetto a mete turistiche che ora si stanno riaprendo impetuosamente; dal Mediterraneo orientale, alla Turchia, Grecia, nord Africa, Mar Rosso, ecc.
Ci siamo capiti: è il momento di smetterla di vivere sulle disgrazie ed inefficienze altrui e tirare fuori le nostre eccellenze.
Primo punto: decidere che turismo vogliamo sviluppare;
riformulo: tra i milioni di persone potenzialmente interessate all’Elba, chi vogliamo portarci?
Finora abbiamo pescato con reti a maglie strette e di riffa o di raffa, quei tre milioni di presenze sono state fatte.
Diciamocelo, abbiamo vissuto di rendita!
Domani non sarà più così semplice, lo sappiamo tutti.
Bisogna specializzarci. E’ questa la vera legge dell’economia turistica.
L’alternativa è una forma di suicidio economico denominato “tutto per tutti!”
Vogliamo sviluppare il turismo che all’Elba è attualmente maggioritario, ovvero la famigliola in vacanza?
Vogliamo incominciare a lavorare seriamente anche in primavera e in autunno?
Vogliamo portare sull’isola un turismo alto spendente, visto che la forbice tra chi può permettersi di andare in vacanza e chi non può è sempre più ampia?
Bene, allora scolpiamoci nella mente che questo target cerca in primis:
pulizia, ambiente salubre e naturale a terra e in mare, gentilezza.
L’ultima caratteristica non costa niente, ma serve un aiuto culturale.
Per il resto sottopongo a chi ha ancora la pazienza di leggere, cinque argomenti che secondo me sono i pilastri del progetto.
1. Clicca su internet “plastica Elba”…
Questa cosa va affrontata seriamente e subito.
Se aspettiamo che le persone chiamino in albergo per saperne di più, sarà troppo tardi.
Bisogna far intervenire il CNR, la Regione, l’unione europea, i cetacei del santuario, i pastori sardi, ma bisogna immediatamente prendere il toro per le corna.
La cosa peggiore è far finta di nulla… “loro” lo sanno!
Quando ci chiameranno i potenziali clienti dovremmo poter rispondere:
“SI, il problema c’è, come in tutto il mondo, MA noi, all’Elba stiamo facendo questo e quello, venga che il mare è pulito!”
2. Negli ultimi vent’anni la biodiversità dell’isola, parlo di piante, animali e di ambienti naturali, ha subito un crollo drammatico. Forse non tutti sanno, o fanno finta di non sapere, che il cinghiale ha letteralmente sterminato più del 90% (si il novanta per cento! Hai letto bene e sono certo di andarci per difetto) delle piante bulbose, ha anche stroncato mortalmente la biodiversità su tutta l’isola, compresa la micro fauna, e qui intendo dai piccoli mammiferi, ai rettili, uccelli e a molti, troppi animaletti che c’erano prima dei suini e ora non ci sono più o sono ridotti al lumicino (hai presente le pernici che nidificano in terra?).
Via questi ingombranti ospiti e parta un piano di restauro ambientale straordinario che riporti l’isola ad una naturalità che da sempre l’ha contraddistinta come ponte tra il continente e le grandi isole di Sardegna e Corsica.
3. L’isola diventi autonoma energeticamente… sole, energia pulita, stop carburanti fossili, ogni tetto dell’isola accolga il fotovoltaico, a partire dagli edifici pubblici.
Auto elettriche e biciclette (assistite).
4. Impianti sportivi degni di una società civile (a partire dalle piscine) e una scuola d’eccellenza per i giovani elbani e i loro insegnanti.
Possiamo ripensare un progetto per l’ex caserma della guardia di finanza che ogni volta che ci passo davanti mi pare incredibile che sia così malmessa e spezzettata?
Potrebbe diventare una scuola e un centro culturale di scambi e studi internazionali, con attività pratiche sul territorio di tipo ambientale e archeologico, l’alibi per non impegnarsi è “mancano i soldi”. Non è vero, i soldi si trovano, in Europa e da qualche altra parte, dipende dalla forza politica delle amministrazioni elbane.
5. Incentivare agricoltura e attività correlate al turismo di qualità, naturali, meno supermercati e più agricoltura biologica, sana.
Come imprenditore sono grato a Bevilacqua che ha realizzato quel lungo servizio per la Rai sull’Elba.
Ma oltre ad avere poco senso, noi non possiamo permetterci di spendere milioni in marketing turistico, e una volta passato il servizio… finita la festa.
Noi possiamo però farci una strepitosa pubblicità che ci porterebbe un target turistico alto spendente e di qualità, affezionato e sicuro… spendendo NIENTE!
Perché la pubblicità turistica più efficace non sono gli spot e i social, è la reale condizione ambientale e di civiltà di una località turistica.
Pensa all’impatto mediatico in Italia e all’estero della terza isola italiana che:
- lotta contro l’inquinamento da plastica,
- sta recuperando l’eccellente ambiente naturale originario,
- sta diventando autosufficiente con energia pulita, limitando e riciclando tutti i rifiuti,
- dove puoi mangiare cose buone e genuine prodotte dai locali,
e soprattutto pensa alla soddisfazione di trascorrere le vacanze in un luogo di alta civiltà, dove i residenti si prendono cura della cultura dei loro giovani e si tramandano lo spessore culturale di millenni di storia…
che qualche volta sembra essere passata invano… ma non è così.
Graziano Rinaldi