Gentile Direttore,
Gentile Redazione di Elbareport,
è la prima volta che mi sento in dovere, come cittadina elbana e soprattutto capoliverese, di scrivere una lettera aperta in occasione delle prossime elezioni che coinvolgono il mio paese.
A seguito di un post dell’attuale sindaco Barbetti pubblicato su Facebook il 24 marzo, mi sono resa conto di quanto le dinamiche di Capoliveri non riguardino più la politica nel senso più alto del termine, la politica con la P maiuscola, ma rappresentino una guerra civile che coinvolge principalmente il settore dell’edilizia. Mi rendo conto che agli occhi interni ed esterni questo non rappresenti una novità: Capoliveri è diventato un paese di cemento, e nonostante in estate parte degli appartamenti restino sfitti, si continua a costruire. D’altra parte, se anche la guida Lonely Planet scrive nell’introduzione a Capoliveri che non si è degni di viverci a meno di non esser stati coinvolti in tre abusi edilizi, un motivo ci sarà…
Non voglio entrare troppo nel merito delle parole del sindaco. Le parole che Ruggero ha usato mi sembrano dettate dal rancore di chi preferisce eliminare i propri avversari piuttosto che instaurare un clima di dialogo politico. Non ho trovato la sua mossa molto elegante, né dal punto di vista linguistico né dal punto di vista dei contenuti. La mia riflessione, che spero verrà pubblicata, è un pensiero più ampio, è un riassunto che proviene da momenti di scambio con i miei coetanei che vivono all’Elba, in continente e all’estero, e che seguono più o meno coinvolti le vicende del loro paese.
Ho sempre seguito abbastanza da vicino la politica capoliverese, interessandomi alle dinamiche che la coinvolgono. Quello che ho notato negli ultimi anni è la mancanza di una componente giovanile e soprattutto genuina nella politica del nostro paese. Non mi riferisco a quell’apatia generale che investe gran parte della mia generazione, ma ad altro. Si ha paura di ripercussioni per le proprie famiglie, non si è più intellettualmente e politicamente liberi di fare delle scelte per timore di rovinare i rapporti di lavoro fra compaesanio, addirittura, di amicizia. Non saprei contare il numero delle famiglie che non si parlano più perché un cugino o una figlia si è candidato con la lista avversa, o il numero dei figli che votano una lista o un candidato solo perché è stato fatto un favore alla famiglia. Le promesse elettorali sono sempre esistite, ma credo che ci si debba porre l’obiettivo di promettere, e di creare, un’alternativa all’ormai desueto “mattone”: non c’è una biblioteca e non viene dato abbastanza spazio a progetti cinematografici più ambiziosi e ricercati. Si potrebbero organizzare laboratori di lettura, migliorare i collegamenti con gli altri paesi dell’Elba anche d’inverno, incentivare i bar e i bike rental a rimanere aperti per coloro che vengono a scoprire Capoliveri nei momenti meno affollati.
Come possiamo far ringiovanire un paese se non viene data la possibilità alle nuove generazioni di trovare gli stimoli per restare, o per tornare?
Oramai Capoliveri è oppressa dalle solite figure politiche da più di vent’anni, e non perché l’alternativa non ci sia. Credo si stia perdendo il senso di quello che la classe politica di un paese dell’Isola d’Elba dovrebbe porsi come obiettivo: far tornare a risplendere questo gioiello del Mediterraneo.
Una capoliverese in trasferta