Brutte notizie continuano a venire da Pianosa. In una recente relazione del Responsabile dell’Area tecnica del Comune di Campo nell’Elba, redatta a seguito di “sopralluoghi effettuati ….nella zona del porto e in paese “ è stato scritto che i fabbricati esistenti presentano “porzioni murarie deteriorate ed elementi strutturali con segni di degrado avanzato, nonché con parti distaccate o in fase di distacco”. Insomma è rischioso inoltrarsi nell’antico abitato dell’isola del Diavolo, perché possono verificarsi crolli, come più volte ed anche di recente è successo, delle porzioni più deteriorate degli edifici, tant’è che in alcuni casi si è responsabilmente deciso di interdire le visite per garantire la pubblica incolumità. Ed ora, con la stagione calda, sono riapparse in grande quantità le zecche. Bisogna riconoscere alla Amministrazione comunale campese di essere diligente nel controllo sullo stato di precarietà degli edifici e di aver preso con immediatezza la decisione di effettuare una disinfezione per debellare le zecche. E’ stato ritenuto, per carità comprensibilmente, d’intesa con l’Ente Parco e l’Azienda sanitaria, di non disinfestare tutta l’isola, ma di limitarsi, come indicato dallo staff Tecnico dell’Ente Parco, alle “ aree pubbliche maggiormente frequentate”. Rimane purtroppo lo sconforto di dover constatare che, da una parte è rischioso visitare il vecchio nucleo urbano per pericolo crolli e dall’altra non è neppure consigliabile fare escursioni sul resto dell’isola, perché non sottoposto a disinfestazione. Non so se si è pensato di proibire tali escursioni per salvaguardare la salute pubblica. Peraltro nelle stesse zone “pubbliche maggiormente frequentate”, secondo gli Uffici del Parco, la disinfezione “dovrebbe apportare un beneficio alla conduzione delle consuete attività…….”. Dovrebbe, dunque non è poi tanto sicuro.
Insomma ci vuole davvero coraggio ad andare a Pianosa. Oltre al rischio di prendere qualche “tegola in capo”, ogni anno si aggiunge anche quello di essere morsi dalla zecca. Ed il morso di quel piccolo parassita, a quanto mi risulta, può essere pericoloso; può avere conseguenze anche pesanti sulla salute di una persona.
Qualcosa di importante e di buono, negli anni passati, è stato fatto dagli Enti competenti, in particolare dal Comune di Campo nell’Elba e dal Parco nazionale. Ma la “velocità” delle buone azioni, riconosciamolo, è stata di gran lunga inferiore alla velocità del processo di degrado in atto da molti anni e che sembra destinato ad essere inarrestabile. E d’altra parte non si può pensare che Comune e Parco possano farsi carico da soli delle future sorti dell’isola. Che fare allora nei prossimi anni per ridarle speranze di vita? Personalmente ho sempre ritenuto che sarebbe quanto mai opportuna una forte, congiunta iniziativa del Parco nazionale e dell’Amministrazione campese, anzi di tutte le Amministrazioni comunali dell’arcipelago per mettere intorno ad un tavolo la Regione Toscana, i Ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali ed ambientali e della Giustizia allo scopo di arrivare alla redazione di un piano urbanistico che consenta e disciplini il recupero di tutto il patrimonio immobiliare esistente e ne fissi la destinazione d’uso. Si scelgano gli edifici da mantenere nella proprietà pubblica per lo svolgimento di attività scientifiche e culturali e quelli da cedere o dare in concessione pluriennale a cooperative e imprenditori privati per favorire lo sviluppo di un turismo anche stanziale oltre che giornaliero e di attività agricole, commerciali e di servizio. Per fermare davvero il tempo dell’abbandono e della desolazione, dei crolli e delle zecche, non vedo proprio altra strada.
Giovanni Fratini